Per i mutui già in essere, dalle decisioni della Banca Centrale Europea (Bce) per contrastare l’inflazione può arrivare una mazzata sui bilanci familiari. Non è neppure escluso giungere a un raddoppio delle rate.
I conti deposito danno un interesse abbastanza significativo, soprattutto se vincolati. Dietro il loro successo c’è quell’errore che gli economisti chiamano illusione monetaria. Rallegrarsi tanto per un tasso del 3%, ma fosse anche del 4%, è semplicistico. In potere d’acquisto significa una netta perdita a fronte di un’inflazione eventualmente più alta, anche se magari inferiore a quella tendenziale attestata in area 10%.
Tanti propongono ai risparmiatori soluzioni per difendersi dall’inflazione. Molte inaffidabili, alcune truffaldine. Passiamo in rassegna le principali.
Una delle tante storture delle cosiddette pensioni di scorta o come altrimenti la pubblicità si premura di chiamarle. Non è agganciato all’inflazione nessuno dei fondi pensione, piani previdenziali o assicurazioni sulla vita, sottoscritti dai risparmiatori italiani.
Esistono soluzioni sensate per proteggere più o meno bene i propri risparmi dall’inflazione. Una delle più semplici è sottoscrivere i Btp Italia di prossima emissione. Ma non sono quelle che piacciono a banche e cosiddetti consulenti, perché su di esse guadagnano pochissimo o niente. Il colmo dei colmi è però consigliare i cosiddetti piani di accumulo, detti anche Pac.
Strutturalmente un periodo di alta inflazione fa gioco a qualcuno? Per rispondere abbiamo un precedente significativo, quando negli anni ’70-80 l’inflazione fu manna per quanti avevano comprato un immobile, in genere la prima casa, con un mutuo a tasso fisso.
Dopo 30 anni. Da 1.000 a quasi 11.000 euro. Hanno reso di più con meno rischio dei fondi comuni.
A fronte dei rendimenti offerti in questo momento dai buoni fruttiferi postali (Bfp), certo non altissimi, i venditori del risparmio gestito sanno come girare le carte in tavola. Dicono infatti ai risparmiatori, mostrando per esempio la performance degli ultimi cinque anni: “Ma che miserie otterrà coi postali! I fondi comuni azionari rendono molto di più! Il 7,7% annuo composto. Lo dicono i numeri”.
Risulta davvero così da metà 2017 a metà 2022 secondo gli indici calcolati quotidianamente da Fideur...
fino a poco fa giornalisti economici, sedicenti consulenti finanziari, pretesi esperti di investimenti irridevano chi teneva parecchia liquidità senza investirla, bollandolo di analfabetismo finanziario e parlando con disprezzo di soldi fermi sul conto. I fatti dimostrano che stupido non era.
Da parecchi anni le polizze vita rivalutabili sono uno dei chiodi fissi dei giornalisti in quota al risparmio gestito. Vendute da Generali, Unipol, Banca Intesa, le Poste o altre società, rivaleggiano coi fondi pensione per l’Oscar dell’investimento più opaco.
Pare essere il destino dei titoli di Stato anti-carovita: pensati per i comuni risparmiatori, ma difficile da capire per moltissimi. Parecchi raccontano di clausole capestro, che non esistono. Ciò non toglie che parecchi aspetti dei titoli indicizzati all’inflazione siano complicati. Vediamoli.
Se uno si scorda di soldi che ha? È giusto confiscarglieli come a un delinquente? È la sorte di non pochissimi risparmiatori, dimenticatisi di un titolo di Stato, un buono fruttifero oppure altro, per distrazione o magari anche per spiacevoli deficit di lucidità
La recentissima emissione di un nuovo Btp Italia è stata bersaglio di critiche infondate da parte di bancari e sedicenti consulenti finanziari. Rifilando i loro pessimi prodotti, raschiano infatti via molti più soldi del modesto compenso riconosciutogli per il collocamento dei titoli di stato. In questa occasione sono ricorsi anche a falsità belle e buone.
Se un risparmiatore non ha come obiettivo puntare sugli alti guadagni, bensì evitare il peggio, deve rivolgersi a titoli indicizzati al costo della vita ed evitare invece i titoli a tasso fisso e pure quelli a tasso variabile come i Cct, per non parlare della previdenza integrativa.
Fino al 2019 il cruccio dei risparmiatori era il denaro che non rendeva niente. Grazie alla pandemia, al ritorno dell’inflazione e a una guerra in Europa, ora hanno motivi di preoccupazione più corposi.
L'art. 47 della Costituzione impone di tutelare il risparmio. Ma cosa fa il Tesoro in tal senso? Nella fattispecie nulla o quasi.
Dal 15 aprile 2022 i buoni postali Obiettivo 65 non vengono più emessi. Una decisione antipatica per i risparmiatori, ma comprensibile, visto che venivano offerti a 100 ma il loro valore era stimabile intorno a 115
Pandemia e una guerra in Europa. Molti temono in modo confuso che possa capitare di tutto. Passiamo in rassegna le paure più diffuse.
Nel decennio 1974-1983 i prezzi quintuplicarono. Per la precisione la lira perse il 79% del suo potere d’acquisto. Tutto iniziò con l’impennata del prezzo del petrolio. Ora qualche soluzione c’è.
Con i fondi comuni, le polizze vita e la previdenza integrativa nelle loro varie forme, nell’arco degli anni si subiscono veri e propri salassi.
L’inflazione preoccupa giustamente i risparmiatori e la soluzione perfetta non esiste, ma quelle sbagliatissime invece sì.