I fondi comuni italiani o esteri, sono macchine per trasferire ricchezza dai risparmiatori alle tasche dei banchieri, gestori, venditori. Video
I fondi comuni italiani o esteri, sono macchine per trasferire ricchezza dai risparmiatori alle tasche dei banchieri, gestori, venditori.
L'edizione 2015 di 'Dati di 961 fondi e sicav italiani (1984-2014)' dell'ufficio studi di Mediobanca, unica analisi onesta e approfondita del settore, presentata diversamente dagli altri giornali.
30 anni fallimentari per i fondi comuni: peggio anche dei buoni postali.
Mini-guida ai fondi comuni. I principali artifizi per abbindolare i risparmiatori e rifilargli fondi comuni.
L'indagine di Mediobanca su fondi comuni, fondi pensione italiani, evidenzia una distruzione di valore pari a circa 86 miliardi di euro nell’ultimo quindicennio, quattrini portati via ai risparmiatori e finiti nella tasche di venditori, gestori, intermediari ecc. La ricerca è frutto dell'iniziativa e dell'impegno di Fulvio Coltorti, un economista onesto e competente, per decenni responsabile dell'area studi del gruppo Mediobanca.
I crac di Argentina, Cirio e Parmalat, Lehman Brothers, banche Islandesi e Grecia hanno provocato perdite stimabili sui 12-13 miliardi di Euro. Il danno causato dai fondi comuni, fondi pensione, ecc... ammonta a 25 miliardi all'anno.
Attenzione a chi consiglia di vendere i titoli posseduti, per passare a fondi comuni e gestioni patrimoniali.
Da: ilfattoquotidiano.it, Blog | di Beppe Scienza (29 giugno 2011) Dal 1° luglio 2011 parte una diversa tassazione dei fondi comuni d’investimento italiani. L’industria parassitaria del risparmio gestito la sbandiera come molto vantaggiosa per i risparmiatori. Addirittura come l’inizio di una palingenesi per i fondi comuni. Ovviamente i giornalisti economici ripetono come pappagalli tale scempiaggine. In realtà con la nuova normativa fiscale i clienti dei fondi di diritto italiano pagheranno nel complesso più tasse di prima. Finora erano tassati col sistema introdotto da Vincenzo Visco nel 1...
Una modifica richiesta dalle società di gestione e spacciata come vantaggiosa per i risparmiatori. Peccato che non sia vero.
In quanto a previsioni su tassi d'interesse, cambi ecc. faccio mia la battuta di Karl Otto Pöhl, allora governatore della Banca Centrale Tedesca:
«Ich gebe keine Zins- oder Wechselkursprognosen ab, zumindest schon gar nicht für die Zukunft».