Ogni anno dal 1992 usciva la ricerca di Mediobanca sui fondi comuni e dimostrava quanto sono dannosi. E' finita: «Affossata l’unica indagine onesta: vincono banche, società di gestione e consulenti» Articolo di Beppe Scienza sul Fatto Quotidiano in edicola lunedì 25 gennaio 2021.
Nessuno crede davvero alla previdenza integrativa. Neanche gli iscritti o aderenti: infatti scelgono in massa in capitale (che non è una forma previdenziale) anziché la rendita.
Notizie Tiscali ha chiesto a Beppe Scienza di spiegare a voce perché sono falsi (e gonfiati) i rendimenti dei fondi pensione pubblicati dal Sole 24 Ore in prima pagina:
Smontati i rendimenti gonfiati sui 10 anni di previdenza integrativa del Sole 24 Ore.
I padroni della previdenza integrativa continuano a trattare i lavoratori come persone da porre sotto tutela, prendendo decisioni sopra la loro testa.
Per il TFR le compagnie di assicurazione pretendono non solo di avere soluzioni migliori per i lavoratori, ma pure di disporre di prodotti adatti alle aziende. Anche questi non funzionano, come vediamo bene nel caso di "Chiara Vita TFR" di Helvetia.
Sindacati e associazioni imprenditoriali gongolano e parlano, compiaciuti, di un vero e proprio fallimento. Sarebbero infatti pochissime le domande per la Quir (Quota integrativa della retribuzione), più nota come TFR in busta paga. Addirittura meno di una su mille. Al riguardo c'è parecchio da dire, non per difendere il governo Renzi, ma per confutare alcune frottole.
Molti giornali hanno scritto "Fondi pensione battono 7 a 1 il TFR". E' falso, ma è l'organo di vigilanza stesso (Covip) che abbellisce i risultati, persino in Parlamento"
L'aumento dell'imposta sui fondi pensione e p.i.p., che in origine era l'11% e la legge finanziaria porta al 20%, può avere ricadute positive per chi vi versa soldi. Cioè indurlo a non versarne più.
L'anticipo del TFR proposto da Renzi entra in concorrenza con la previdenza integrativa. Si ridurrebbe la torta che ora si spartiscono sindacalisti, funzionari di associazioni padronali, assicuratori, gestori, economisti legati al mondo finanziario-bancario ecc.
Apparentemente è una scelta di libertà. In realtà l'idea del TFR in busta paga è deprecabile. Sette argomentazioni contro il progetto di Matteo Renzi.
In quanto a previsioni su tassi d'interesse, cambi ecc. faccio mia la battuta di Karl Otto Pöhl, allora governatore della Banca Centrale Tedesca:
«Ich gebe keine Zins- oder Wechselkursprognosen ab, zumindest schon gar nicht für die Zukunft».