Il welfare aziendale ai lavoratori non conviene, mentre alle aziende sì. I vantaggi fiscali e contributivi sono specchietti per allodole.
Alcuni lettori segnalano pressioni dalle loro aziende perché rinuncino al premio di produttività in busta paga e lo destinino al cosiddetto welfare aziendale. Si chiama così un coacervo di beni e servizi (buoni pasto, sanità integrativa, trasporti casa-lavoro ecc.) che dovrebbero appunto accrescere il benessere del lavoratore.
Nuovo silenzio assenso per i metalmeccanici, ma USB ha evitato in una azienda l'iscrizione automatica al fondo sanitario.
Varie cose lasciano perplessi nel contratto di lavoro dei metalmeccanici, non solo la spinta alla previdenza integrativa. Ma anche sui buoni pasto in generale c'è da qualcosa da dire.
Una trovata dei sindacati concertativi (Cgil, Cisl, Uil, Ugl ecc.) per gonfiare fittiziamente il numero degli aderenti alla previdenza integrativa, che invece langue. Questa volta incastrando i ferrotranvieri col fondo Priamo, in futuro magari tutti.
In quanto a previsioni su tassi d'interesse, cambi ecc. faccio mia la battuta di Karl Otto Pöhl, allora governatore della Banca Centrale Tedesca:
«Ich gebe keine Zins- oder Wechselkursprognosen ab, zumindest schon gar nicht für die Zukunft».