Su Open il 14-1-2025 «Silenzio-assenso per i fondi pensione, chi lo vuole e chi no: “Ecco perché i favorevoli sono in conflitto d’interessi”», intervista a Beppe Scienza di Alessandro D’Amato.
Perché c'è stato un dietrofront e non è arrivato l'annunziato semestre di silenzio assenso nel 2025?
(dalle pagg. 171-183 de Il risparmio tradito edizione 2009)
Agganciarsi al costo della vita
Esamineremo ora l'impostazione di chi vuole evitare a ogni costo qualunque perdita. Al riguardo alcuni affermano che tutti gli investimenti sono a rischio, in misura maggiore o minore. È un'impostazione troppo generica, come può risultare chiaro dai seguenti confronti fra rischio di morire e il c.d. rischio di default.
Probabilità | Rischio di... | |
---|---|---|
incidenti mortali | default, cioè insolvenza | |
trascurabile | passeggiando nel giardino protetto da un alto muro | buoni fruttiferi postali titoli della Germania |
molto bassa | prendendo un treno | titoli di grosse società (Enel, Ubs...) |
più o meno elevata | facendo parapendio volando su un ultraleggero ecc. | obbligazioni di società o stati molto indebitati |
Passiamo dunque in rassegna i principali investimenti, inizialmente ragionando solo in termini monetari, cioè senza considerare l'inflazione.
I soli investimenti coi quali non si corre tale pericolo, con cui cioè non può capitare di perderci, qualunque giorno uno li liquidi, sono:
Resta da esaminare il rischio di perdite reali, ovvero al netto dell 'inflazione: si possono infatti avere gli stessi euro investiti e magari anche di piu, ma averci rimesso in termini di potere d'acquisto.
Escludendo i casi di fallimento di un emittente, di una banca o addirittura di crollo dell 'intero sistema fmanziario, il pericolo piu grave per un risparmiatore è l'inflazione. Essa può decurtare fortemente e addirittura polverizzare il potere d'acquisto di quanto investito in titoli di stato, obbligazioni, depositi bancari ecc. li caso piu noto nella storia è l'iperinflazione nella Germania della Repubblica di Weimar, ma è possibile subire gravi danni anche in scenari meno catastrofici. Basta traversare un periodo di tassi reali negativi, cioè di rendimenti che non coprono la perdita di potere d'acquisto della moneta (vedi Cap. 19).
Con l'euro il rischio che ciò si ripeta è molto minore, ma non si può escludere. Sicuramente non lo escludono le assicurazioni o i fondi pensione, visto che nessuna e nessuno lo copre, salvo al massimo per pochi anni. Ma se le vicende economiche sono sempre in larga misura imprevedibili, in compenso qualcosa si può dire su come reagiscono i differenti investimenti nel caso di una recrudescenza dell' inflazione.
Quanto osservato per le azioni, vale per tutte le alternative elencate: in particolari periodi, magari anche lunghi, pure fondi e polizze a volte hanno battuto l'inflazione. Sempre pronti a ingannare i loro clienti, molti gestori e assicuratori si sono fatti belli, attribuendosi il merito di «avere garantito rendimenti superiori all'inflazione». Spesso sono anche riusciti a farlo credere grazie alla claque del risparmio gestito, ben incardinata nei posti chiave del giornalismo economico italiano. Invece era semplicemente andata bene, senza che ci fosse una qualche garanzia al riguardo, e infatti in altri periodi il risparmio gestito e la previdenza integrativa hanno condotto a pesanti perdite reali. Chi vuole assolutamente garantito il potere d'acquisto dei propri risparmi deve muoversi in un' altra direzione.
Per fortuna un risparmiatore che voglia cautelarsi dal rischio inflazione ha ormai a portata di mano alcune valide soluzioni. Sono i titoli indicizzati non a variabili finanziarie, quali sono i Bot o l' euribor, bensi al costo della vita.
Tradizionalmente sono detti titoli reali, ma da un po' è invalso l'uso di chiamarli inflation linked, Se infatti non fa sfoggio di pseudo-cultura finanziaria con espressioni inglesi, un gestore o giornalista economico si sente un verme. In particolare esistono da alcuni anni:
titolo | costo della vita | indicizzazione all'inflazione del... | reinvestimento degli interessi | rischio di prezzo | |
---|---|---|---|---|---|
capitale | tasso d'interesse | ||||
titoli di stato | principalmente area euro | si | no | no | si |
buoni fruttiferi postali | Italia | si | no | si | no |
obbligazioni societarie | area euro o Italia | in genere no | in genere si | no | si |
Quasi tutte le obbligazioni private hanno cedole agganciate all'inflazione, mentre il capitale non varia. Invece coi Btp-i (e simili) e i buoni postali il capitale cresce in parallelo col costo della vita. In compenso è piu basso il tasso degli interessi, dai primi pagati una o due volte l'anno, dai secondi reinvestiti in automatico.
Solo i buoni postali però danno diritto in qualunque momento al rimborso di quanto versato, normalmente maggiorato di interessi e rivalutazioni. Quindi Btp-i, Oat-ei ecc. in prospettiva (ovvero se tenuti fino alla scadenza) rendono di piu, ma espongono al rischio di perdite, se venduti prima.
Già solo per la mancanza di trasparenza sono da evitare i fondi specializzati, che mandano in sollucchero i giornalisti economici. Vedi l'articolo «Fondi, le scialuppe antinflazione» di Francesca Monti, la quale si guarda bene dall'informare i lettori che solo i titoli reali garantiscono per regolamento un rendi mento superiore all'inflazione, i fondi no (CorrierEconomia, 25-10-2004).
Hanno poi poco senso gli Etf (Exchange traded fund) rivolti ai titoli reali, di cui alcuni hanno denominazioni cosi complesse da lasciare interdetti. Come può uno mettere a cuor leggero i propri soldi in una roba che si chiama Deutsche Bank x-trackers ii iboxx global inflation-linked total return index hedged 8? Sbaglia inoltre Alberto Fuso di Norisk quando afferma di un Etf che «garantisce nel lungo periodo il potere d'acquisto del capitale», cosa che il giornalista del Sole 24 Ore prende per buona, senza obiettare nulla (Pietro Balducci, 31-10-2005 p. 49). In realtà una tale garanzia non è scritta da nessuna parte.