(dalle pagg. 171-183 de Il risparmio tradito edizione 2009)
Niente fondi, gestioni in fondi (Gpf), polizze ecc.
Vendere in perdita? Può convenire
Diversi i momenti storici, diversi gli obiettivi dei risparmiatori. A seconda delle situazioni possono essere:
Iniziamo proprio da qui. Per evitare il peggio è fondamentale mantenere (o riprendere!) il controllo diretto e totale dei propri risparmi. Una norma di prudenza valida in generale, che diventa un imperativo categorico per chi vuole la massima sicurezza. Per sapere esattamente che rischi si corrono bisogna però essere personalmente titolari dei propri investimenti, cioè dei conti con le obbligazioni, i titoli di stato, le azioni, la liquidità ecc. posseduti.
Lasciare che altri disponga in propria vece del proprio denaro espone a vari rischi: la società di gestione, il fondo pensione ecc. possono acquistare a prezzi fuori mercato, eseguire compravendite inutili per lucrare sulle commissioni, imbarcare immondizia finanziaria ecc. Bisogna quindi non delegare nessuna decisione su dòve tenere la liquidità, su quali titoli comprare, su quando eventualmente rivenderli ecc.
Il cosiddetto fai-da-te conviene ed è praticabile anche avendo poco tempo, quasi nessuna competenza e nessuna passione per la finanza. Non bisogna credere ai sedicenti esperti che ingigantiscono le difficoltà per catturare piu polli e spennarli meglio.
Incominciamo dunque col vedere come comportarsi con le forme di risparmio gestito e previdenza integrativa piu diffuse.
Purtroppo i prodotti assicurativo-previdenziali sono complessi e non è facile trovare qualcuno in grado di valutarli correttamente. Dare retta al venditore, persona fisica o società, è in genere la cosa peggiore. Nell' ambito della previdenza integrativa esistono poi situazioni in cui si hanno le mani legate e cioè ...
Attenzione però, perché l'opportunità di liquidare per es. un fondo azionario o una polizza unit linked azionaria, di per sé non significa che bisogni abbandonare l'investimento in azioni. Chi lo desidera, continuerà a puntare sulla Borsa. Ma lo farà direttamente, affinché nessun gestore possa ciurlare nel manico, sicuro di non essere scoperto. Analogo discorso vale per gli altri comparti d'investimento. Si salvano invece, magari con alcune riserve:
Cosa capita a chi, stufo di rimetterci, vuole uscire da un fondo, una gestione o una polizza vita? Regolarmente si sente dire: «Non vorrà mica vendere in perdita?». È un ragionamento che in genere fa presa, perché è convinzione diffusa che sia sbagliato vendere rimettendoci. Moltissimi credono che sia un principio indiscusso nel campo degli investimenti. Invece l'idea che si debba badare al prezzo di acquisto o costo di carico, è un criterio talmente scalcagnato che i testi di finanza non si degnano neanche di smontarlo.
Per decidere di liquidare un investimento non ha nessuna rilevanza l'essere in perdita o in guadagno, cosa ritenuta invece importante o addirittura determinante da tanti giornalisti, gestori e persino da società di analisi: Mario Spreafico direttore degli investimenti di Banknord sim (il Mondo, 18-10-2002 p. 50), Giuliano Castagneto (Patrimoni di Milano Finanza, maggio 2003 p. 6), Guido Alliod di Nuovi Investimenti sim (Sole 24 Ore, 8-2-2004 p. 24), Luigi Romano di Montepaschi (MF, 24-8-2004 p. 12), Momingstar sul Mondo (16-5-2005 p. 90) ... e potremmo continuare a lungo.
Nel reddito fisso poi esistono guadagni e perdite per cosi dire programmati. Prendendo obbligazioni a cedola nulla che quotano 76 euro, è normale che il loro prezzo salga verso i 100 euro con l'avvicinarsi della scadenza. Viceversa comprando a 140 euro Btp 9% 1-11-2023, a tali livelli per il pingue tasso nominale, è scontato che il loro prezzo scenderà verso 100. Ma da ciò non consegue mica automaticamente che le prime siano piu convenienti dei secondi, né viceversa. Fosse cosi semplice ...
Cosa consiglia invece Claudio Bazzano nel libro "La pensione privata" delle edizioni del Sole 24 Ore-Pirola (1995) di fronte a un titolo obbligazionario che «con il cambiare delle condizioni di mercato non sia piu interessante»?
Ma che senso ha tutto ciò? Se posso ottenere di piu reinvestendo diversamente la cifra che ricavo, mi converrà vendere l'obbligazione che sia in guadagno o in perdita. Cosi è privo di qualunque rilevanza il fatto di «perdere in conto capitale un importo abbastanza importante» con un titolo comprato a 98,5 e sceso a 94 euro (Panorama-Sole 24 Ore, 2-11-2000 p. 7).
Riguardo poi ai fondi comuni non ha nessun fondamento, ma è certa gradita a venditori e gestori, l'affennazione apodittica del Sole 24 Ore: «Uscire da un fondo obbligazionario in perdita? Non conviene» (2-7-2000 p. 17). Anche per i fondi comuni il prezzo d'ingresso è irrilevante per decidere se uscirne o restare.
Il discorso non cambia neppure per le polizze vita, in particolare per le strampalate unit linked che di nome sono polizze, ma nella sostanza prodotti del risparmio gestito: spesso conviene riscattarle, accettando di rimetterei contabilmente, piuttosto che continuare a sommare perdita a perdita.
Né al riguardo esistono piu scuole di pensiero: sulla non rilevanza dei prezzi di carico l'accordo fra studiosi ed esperti della materia è unanime. Diverso il discorso se si tratta di giudicare un consiglio ricevuto, il comportamento di un gestore ecc. Sapere a quanto (e quando) sono stati comprati uno o piu titoli è fondamentale per valutare la bontà dell'indicazione o della gestione ricevute, del metodo seguito ecc. Ma non per decidere se tenere o vendere quel detenninato o quei detenninati titoli.
Abbiamo visto una serie di scatole opache e costose (fondi, polizze, obbligazioni unit linked ... ) che fungono da contenitori per gli impieghi di base del risparmio, che sono quelli elencati nella tabella seguente. Notiamo che tutti fruttano qualcosa: interessi, dividendi, affitti ecc. che ovviamente, al netto degli eventuali costi, possono essere consumati oppure reinvestiti.
genere di investimento | forme possibili | proventi | costi, a parte le imposte |
---|---|---|---|
depositi a vista | conti correnti, conti di deposito, libretti postali... | interessi | irrrisori (bolli ecc.) o nulli |
reddito fisso | Titoli di stato (Bot, Cct, ecc.), pronti contro termine, obbligazioni, buoni postali... | interessi, premi di rimborso | irrilevanti (costi del deposito titoli) o nulli |
quote di aziende | azioni... | dividendi | irrilevanti |
beni reali | case, garage, terreni, agricoli | canoni d'affitto | manutenzione |
Esistono poi impieghi che non fruttano nulla: l'oro, le opere d'arte ecc. Proprio per tale caratteristica sono inadatti quali soluzioni a lungo termine, salvo in un'impostazione fortemente pessimistica.