Articolo su Il Fatto Quotidiano del 22-1-2018 pag. 18
Qualche anno fa arrivavano e-mail che facevano balenare grandi guadagni sulle valute estere, il cosiddetto Forex. Poi con le opzioni binarie. Ora i truffatori promettono un rapido, sicuro e facile arricchimento col Bitcoin, la principale delle cosiddette criptovalute o monete virtuali. In effetti qualunque normale risparmiatore ne starebbe alla larga, se l’informazione finanziaria lasciasse meno a desiderare.
Vedi i tanti consigli insulsi su testate cosiddette autorevoli, come quello di limitare l’investimento in bitcoin all’1,5-2% del proprio patrimonio. Ciò ricorda le indicazioni di mettere al massimo il 5% in diamanti, quando era chiaro (e lo scrivo dal 2001) che lo 0,01% era già troppo. Poi c'è chi scrive che i bitcoin vengono prodotti “attraverso un processo definito mining, di estrazione in miniera, proprio come l’oro”. Affermazione di chi ignora la più comune delle figure retoriche: è chiaramente una metafora parlare di attività mineraria per elaborazioni con computer.
Su chiunque invece solleva riserve, piovono critiche di oscurantismo, ignoranza informatica ecc. Come se a inizio Seicento agli allarmi per la bolla speculativa dei bulbi dei tulipani in Olanda, avessero risposto con accuse di non amare la natura, i fiori e in generale il bello.
Qui il discorso non verte sulle monete virtuali in sé, tanto meno sulla tecnologia informatica che risponde al nome di blockchain, alla base di esse. Ma solo sui bitcoin. E per interessanti approfondimenti merita visitare il blog Digiconomist.net, fondato da Alex de Vries. Apprendiamo per esempio che il consumo di energia per una transazione con bitcoin è di 346 kilowattora, cioè nell’ordine di quello mensile di energia elettrica di una casa unifamiliare. Scopriamo anche quanto inquini la “produzione” di bitcoin con alto utilizzo di energia proveniente da centrali a carbone.
Ma a parte considerazioni ecologiche, come può il proverbiale buon padre di famiglia, e non un giocatore d’azzardo, investire in qualcosa che in meno di un anno cresce di quasi 20 volte e poi dimezza in meno di un mese?
Dall’evidenza che un risparmiatore fa bene a non mettere neanche un soldo in bitcoin, discende l’ovvia indicazione di monetizzarli senza indugio, per chi ne possedesse pochi o tanti. E, come sempre per le decisioni di vendita in ambito finanziario, l’essere in guadagno o in perdita è privo di qualsiasi rilevanza operativa, salvo per le implicazioni fiscali, nella fattispecie oscure.