Intervista di D. Vaninetti su L'ECO DI BERGAMO, 14-7-2011, pag.3
Il rischio che lo Stato non ottemperi agli impegni presi con i suoi creditori, cioè che non paghi gli investitori italiani che hanno nel loro portafoglio Bot e Cct, è bassissimo, ma bisogna stare attenti a non compiere errori, anche se non siamo la Grecia. Intanto, è meglio stare alle larga dal risparmio gestito e affidarsi, invece, a prodotti sicuri come i Buoni postali. E soprattutto non è l'ora di indebitarsi ma semmai di provare a ridurre la rata del mutuo, se si ha qualche risparmio da parte. Cautela e consigli arrivano da questa intervista con Beppe Scienza, docente di Matematica finanziaria all'Università di Torino e autore di un libro degli anni Novanta dal titolo attualissimo: «Il risparmio tradito» (Edizioni Libreria Cortina Torino).
Risparmiatori e famiglie tra l'incudine della crisi e il martello della paura per i propri risparmi. Come uscirne?
«La prima considerazione da fare, per tranquillizzare i risparmiatori, di qualsiasi tipo essi siano, ma in particolare gli investitori in titoli di Stato, è che il rischio d'insolvenza della nostra Italia nei loro confronti è molto improbabile. Non avrei timori, a questo riguardo. Non siamo la Grecia, un Paese che conosco molto bene. Quindi, il rischio che Roma non ottemperi agli impegni presi con i suoi creditori, cioè che non li paghi, è bassissimo. Altro discorso va fatto sul valore dei titoli e sull'oscillazione del loro prezzo».
Allora, come mettersi bene al riparo dal rischio di perdere parte del valore del proprio investimento?
«La soluzione migliore sono i buoni fruttiferi postali, la cosiddetta Cenerentola degli investimenti ma che poi finisce per accasarsi col principe».
Questa convenienza da dove arriva?
«I buoni postali garantiscono il loro riacquisto in qualsiasi momento senza che il risparmiatore perda nulla del capitale investito. Non sono soggetti ad alcuna oscillazione di prezzo perché non sono quotati ma emessi, tramite le Poste, dalla Cassa depositi e prestiti con il suo impegno di riacquistarli in qualsiasi momento al prezzo di emissione».
Anche il giorno dopo la sottoscrizione?
«Sì, anche il giorno dopo. Segnalo, poi, che questi titoli non sono gravati da nessun costo né da nessuna commissione. Addirittura alcune serie sono legate all'andamento del carovita, un po' diverse di mese in mese. Così chi ne avesse acquistati a giugno, con l'inflazione più bassa, fa un affare se li cambia con quelli di luglio, indicizzati meglio e con interessi più alti. Difficile, se non impossibile trovare un investimento più sicuro per un risparmiatore italiano».
Ma c'è anche chi resta disposto a rischiare. O no?
«Se qualcuno è disposto a rischiare seguendo le oscillazioni di prezzo dei titoli di Stato (italiani, tedeschi o altri, anche greci) può farlo. Avviene anche in questo periodo di tempesta finanziaria».
Indebitamento: in questa fase è meglio che le famiglie stiano lontane dagli sportelli delle banche o, invece, la richiesta di un finanziamento potrebbe risultare, alla fine, conveniente, ammesso che lo si riesca a ottenere?
«Io non sarei contento se in questi mesi le famiglie fossero costrette ad accedere al credito bancario. È il momento in cui non fare debiti. Ma questa è una regola che valeva prima della crisi e che resta un precetto ancora adesso. Anzi, forse è meglio ragionare nel modo opposto».
Cosa vuole dire?
«Voglio dire che se una famiglia ha in corso il pagamento di un mutuo, sarebbe saggio utilizzare parte dei propri risparmi, ove disponibili, per ridurre questo debito. Non la sua durata ma il suo peso mensile sul bilancio familiare».
Facile a dirsi, di questi tempi...
«Ma è necessario. Faccio un esempio: se io ho da parte 20.000 euro su un conto corrente e pago anche il mutuo, forse potrei utilizzare metà dei miei risparmi per ridurre l'importo delle rate del mutuo stesso, tenendo sul conto solo la liquidità necessaria. Così facendo, investo su me stesso, che poi è sempre la cosa più saggia. Quello che va assolutamente evitato è l'acquisto di prodotti finanziari consigliati come ad alto rendimento, ma dalle prospettive incerte».
Quindi dobbiamo stare lontani dai fondi comuni d'investimento o offerte simili?
«Assolutamente sì. Molte persone avevano acquistato da banche, finanziarie e Poste fondi comuni ritenuti poco rischiosi, come quelli monetari, ma già nel 2010 avevano scoperto che "dentro" questo investimento c'erano dei titoli greci. Bisogna rifuggire dal risparmio gestito perché è molto meglio sapere sempre quello che uno ha in tasca. Se invece io delego ad altri l'investimento dei miei soldi, alla fine non so più quello che posseggo esattamente o dove è finito il mio denaro».
Daniele Vaninetti