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Il risparmio tradito ® a cura di Beppe Scienza
Perché evitare risparmio gestito e previdenza integrativa

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Il risparmio tradito ®

Carovita in ripresa, sciagura per molti, ma non proprio per tutti: ecco chi può guadagnarci

Articolo di Beppe Scienza sul Fatto Quotidiano di lunedì 24 ottobre 2022 a pag. 13

Difficoltà per i consumatori, perdite per i risparmiatori. Queste le conseguenze più evidenti della ripresa dell’inflazione. Ma a certuni invece è convenuta o può convenire? Prescindiamo da casi particolari, come un commerciante che abbia fatto grosse provviste prima dei successivi rincari.

Strutturalmente un periodo di alta inflazione fa gioco a qualcuno? Per rispondere abbiamo un precedente significativo, quando negli anni ’70-80 l’inflazione fu manna caduta dal cielo per una categoria di persone, non esigua. Ovvero quanti avevano comprato un immobile, in genere la prima casa, con un mutuo magari trentennale, allora regolarmente a tasso fisso. Nei dettagli la vicenda è più complessa, ma nella sostanza uno si trovava ad esempio a inizio 1974 con una rata pari al 30% del suo stipendio. Dopo dieci anni i prezzi si erano quasi quintuplicati (+380%), lo stipendio più o meno adeguato, ma la rata era rimasta invariata. E così pesava più solo sul 6% del suo stipendio. Nel frattempo aveva pagato interessi per il mutuo, ma a un tasso bassissimo rispetto a quelli di mercato e all’inflazione.

Contraltare di tali vantaggi furono le perdite dei sottoscrittori delle famigerate cartelle fondiarie del San Paolo di Torino, della Cariplo, del Banco di Napoli ecc. emesse a fronte dei mutui erogati. Le banche, o meglio le sezioni di credito fondiario, raccoglievano soldi con obbligazioni per esempio al 6%, concedendo mutui all’8%. Inflazione e impennata dei tassi fece crollare quei titoli fino a 60 lire su cento di valore nominale.

I risparmiatori inveivano contro le banche, vedendo calpestate le promesse di riacquistarle sempre a 100. Garanzie farlocche, come tutte quelle a voce di banche o reti porta a porta. Nella fattispecie però a guadagnarci molto, non erano state esse, bensì i titolari dei mutui, per altro senza meriti né colpe. La casa mezza regalata a loro insaputa.

Qualcosa di analogo si ripeterà per chi ha ora un mutuo? Sì, se l’inflazione continua, perché prima o poi salari e stipendi recupererebbero. E ciò vale anche per i mutui a tasso variabile, finché i tassi cui sono indicizzati restano inferiori all’inflazione, come tuttora è.

Lo stesso discorso non vale invece per chi ha i prestiti cosiddetti personali, appoggiati a carte di credito o peggio ancora revolving, perché lì paga interessi iugulatori, facilmente superiori all’inflazione.

C’è però qualcun altro o meglio qualcos’altro cui conviene l’inflazione. È il debito pubblico. Un indicatore della salute della finanza di uno Stato è il rapporto fra debito e prodotto interno lordo (Pil). E l’inflazione gonfia nominalmente il Pil, ma non il debito, essendo relativamente pochi i titoli a essa indicizzati quali i Btp-i e Btp Italia. Quindi di per sé l’inflazione riduce il rapporto debito/Pil. Ma ovviamente ciò non basta con una recessione economica oppure buone dosi di finanza allegra o clientelare.

Beppe Scienza


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Beppe Scienza, in Attualità

l’inflazione tendenziale italiana crollerà dal 5,2-5,1% di agosto-settembre giù giù, fino in area 2,5%. Non in virtù della politica del governo, ma solo per i numeri del passato e le regole applicate.

Prima i Btp Futura, poi i Btp Valore e magari l’anno prossimo tireranno fuori un altro nome, che ugualmente non significa nulla. O addirittura serve a mettere in sordina figuracce passate. Vedi i Futura in perdita di un 33% in termini nominali rispetto al prezzo di sottoscrizione. Nella sostanza sono sempre titoli di Stato a tasso fisso, soltanto con qualcosetta di diverso: cedole crescenti, un premiolino per chi li tiene fino al rimborso, modestissimi interessi aggiuntivi al verificarsi di determinati eventi ecc. Ciò vale pure per la nuova emissione del Tesoro di Btp Valore 2023-28, che parti...

Questi soggetti si presentano come liberi professionisti e magari, per darsi un tono, ricorrono ridicolmente all’inglese e si autodefiniscono fee-only. Aiuterebbero gli inesperti a gestire i loro soldi. Ma il servizio offerto appare mediocre e non giustifica il prezzo

Non c’è stato nessun imbroglio. I meccanismi dei titoli reali, cioè di Btp Italia, Btp-i, Oat-ei e simili, inesorabilmente complessi. I Btp Italia furono emessi per garantire cedole allineate all’inflazione del periodo: così è stato e così sarà.

I risultati di fondi pensione e piani individuali pensionistici (Pip) sono disastrosi, a conferma che possono tutt’al più servire come forma di elusione fiscale, per altro con molti rischi. La loro diffusione è frutto di illusioni e malintesi.

L'ultimo libro di Beppe Scienza
Ponte alle Grazie, 204 pagine, 15 euro.

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