Articolo su il Fatto Quotidiano del 7-8-2017 pag. 18
Anche quest’anno è uscita la ponderosa “Indagine sui fondi e sicav italiani (1984-2016)” dell’ufficio studi di Mediobanca. Per la ventiseiesima volta un pesante atto d’accusa e, a questo punto, un’inappellabile sentenza di condanna per l’industria del risparmio gestito. Basta riportare una delle conclusioni: “l’industria dei fondi continua a rappresentare – in un orizzonte temporale di lungo periodo - un elemento distruttivo di ricchezza per l’economia del Paese.” Infatti “in un contesto decennale si verifica una diminuzione di ricchezza intorno ai 20 miliardi, che sale a 39 miliardi sui 15 anni”.
La ricerca si limita, per le altrimenti enormi difficoltà di reperimento dei dati, ai fondi di diritto italiano, che sono però la punta dell’iceberg. Gestiscono solo 303 dei complessivi 2.000 miliardi di risparmi degli italiani in mani di altri: società di gestione, compagnie di assicurazioni ecc. Se tanto, mi dà tanto, la distruzione di ricchezza complessiva è nell’ordine di 130 e rispettivamente 250 miliardi negli ultimi due o tre lustri. In realtà è molto peggio, perché le gestioni spostate all’estero, le polizze vita ecc. sono ancora più dannosi.
Tutto ciò conferma la tesi del libro che pubblicai nel 2001 col titolo “Il risparmio tradito”, espressione fino ad allora inesistente e poi spessissimo ripresa, anche a sproposito. La tesi è che agli italiani vengono raschiati via soldi, lecitamente o illecitamente, soprattutto coi prodotti del risparmio gestito: fondi, gestioni, polizze e poi anche fondi pensione. Essi provocano danni molto maggiori di quelli delle varie Argentine, Parmalat, Lehman Brothers ecc. e banche popolari più o meno venete.
Tutte cose già dette e ridette. Ma è giusto urlare anche per la ventiseiesima volta che una casa sta crollando, se qualcuno insiste a rimanervi dentro.
Per finire vediamo due fra i tantissimi dati interessanti della ricerca. Per i fondi monetari, ovvero quelli con titoli di breve durata, risultano una performance media per il 2016 del -0,2% (meno zero virgola due) e costi dello 0,6%. Ciò significa che i titoli nei portafogli di per sé hanno reso lo 0,4%, che però non è rimasto al cliente. Infatti i “professionisti del risparmio”, come si autodefiniscono con indecente faccia tosta, se lo sono sbaffato tutto e in più hanno sottratto altri soldi (sempre lecitamente, ci mancherebbe altro!). Riuscendo così nella facile impresa di trasformare un guadagno in una perdita.