Pubblicato su La Repubblica, 25-07-2011, Affari & Finanza, pag. 19
Non è una tassazione proporzionale, ma regressiva, ovvero diminuisce in percentuale al crescere dell'imponibile, e ciò contrasta con l'articolo 53 della costituzione, che prevede criteri di progressività. Ma oltre a questo, sotto i 500 mila euro il balzello ha un andamento a saliscendi.
Di per sé la soluzione per evitare il bollo sui depositi titoli ci sarebbe: sono gli estratti conto quadrimestrali. Infatti la manovra economica correttiva ha fissato l'ammontare maggiorato del bollo solo per gli invii mensili, trimestrali, semestrali e annuali, né contiene una disposizione generica in caso di diversa frequenza. È però chiaro che tale scappatoia sarebbe presto bloccata con un apposito intervento correttivo.
Qualche correzione è comunque probabile. Per esempio il riferimento esplicito "al valore nominale o di rimborso", anziché a quello di mercato, lascerebbe fuori alcune azioni e sopravaluterebbe le obbligazioni in default. Prendiamo però come un dato di fatto che la particolare imposta di bollo sui depositi titoli, ferma a 34,2 € l'anno sotto i 50 mila euro, sale a 70 € al superamento di questa soglia, quindi a 240 € toccati i 150 mila euro di patrimonio, per attestarsi a 680 € dai 500 mila euro in su. Con le stesse soglie passerà dal 2013 rispettivamente a 230, 780 e 1.100 € l'anno.
Un'aliquota a saliscendi. La prima critica sollevata al riguardo è che si tratta di un'imposta neppure proporzionale, ma addirittura regressiva. Cioè che diminuisce in percentuale al crescere dell'imponibile. Questo cozza con l'art. 53 della Costituzione, secondo cui “il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. In realtà ciò è indiscutibilmente vero per i patrimoni oltre i 500 mila euro. Non sotto quella soglia, dove appare piuttosto come un'imposta a zig zag.
C'è un abuso di grafici che danno solo l'illusione di spiegare le cose, ma in questo caso nulla meglio di un grafico come quello qui sotto, del tutto inedito, evidenzia l'andamento a saliscendi dell'aliquota effettiva di tale imposta.
Superbollo sui depositi titoli
"L'imposta regressiva sul conto deposito titoli": Grafico dell'andamento a saliscendi della nuova imposta sul conto deposito titoli
Tutto questo appare assurdo o, per dirla in modo più blando, fortemente incoerente. Non stupisce che anche le conseguenze operative, che è opportuno trarre, abbiano un che di curioso. Si è spesso letto, intercalato a pubblicità redazionale per i fondi comuni, che i risparmiatori concentreranno in un unico conto i loro titoli per ridurre il bollo complessivamente dovuto. In realtà non sempre questa è la scelta più opportuna. Lo è magari per chi abbia più conti tutti superiori al mezzo milione di euro.
Meglio due dossier. Ma per patrimoni inferiori o anche un po' superiori a tale cifra può convenire addirittura il contrario, ovvero spezzare il patrimonio in due o più depositi. Attualmente per esempio con 170 mila euro di titoli si verrebbero a pagare 240 € l'anno, mentre con due depositi da 140 e 30 mila euro solo 104 € complessivi. Sono 135 € in meno; e le commissioni di amministrazione di un deposito titoli aggiuntivo sono di regola minori.
Ancora più forte appare il risparmio dopo i diciotto mesi iniziali, anche se politicamente e finanziariamente il 2013 è molto distante. Non ci sarebbe cioè da stupirsi nel caso di modifiche non solo degli importi ma della stessa normativa nel suo complesso. Ma in base alla legge in vigore ripartendo opportunamente quello stesso patrimonio in due conti si risparmierebbero ben 515 € l'anno. E ci si può sbizzarrire a trovare altri casi analoghi.
Qui gioca un fatto, a quanto mi risulta generalmente ignorato. Dove infatti la norma appare ritagliata sui ricchi è proprio nel passaggio dal periodo transitorio 2011-12 al 2013. Rincareranno infatti nell'ordine del 225% i bolli per i patrimoni nella fascia 50-500 mila euro, ma solo del 63% per chi possiede mezzo milione o più di euro.