La banca Fineco si è tirata addosso insulti di ogni genere: un’estorsione bell’e buona, un atto incostituzionale, metodi staliniani. Tutto ciò per la decisione di chiudere i conti correnti sopra i 100 mila euro, se slegati da investimenti o finanziamenti. Una scelta scortese, ma legittima e facilmente spiegabile.
Si tratta di una banca interessata non ai prestiti, bensì al trading on line, all’intermediazione, alla gestione ecc. per cui non le conviene avere tanti soldi sui suoi conti. Paga infatti interessi negativi, depositandoli presso la Banca Centrale Europea (Bce) o altre banche. Di regola però gli istituti di credito non mandano via i clienti meno graditi, anche se contrattualmente possono farlo.
Stupisce per altro che il numero uno di Fineco, Alessandro Foti, in un’intervista abbia dichiarato: “Non vogliamo diventare complici di un grande esproprio di ricchezza”. Questo si verificherebbe in caso di bail-in o fallimento della sua banca, che - secondo le normative Ue - potrebbe comportare prelievi sui conti superiori ai 100mila euro. Che Foti condivida la tesi che è prudente trasformare in banconote parte della liquidità sul conto corrente? Tesi sostenuta da molti Oltralpe: in Germania la ripete la banca centrale, l’arcigna Bundesbank, ma la condivide anche la Deutsche Bank, che è privata.
Ci si guadagna infatti in termini di sicurezza. Diversamente dalla moneta bancaria, il denaro cartaceo è la moneta della Bce, che non può fallire. Non risulta però che i venditori di Fineco indirizzino i clienti verso i contanti. La minaccia di chiusura dei conti gli torna utile per piazzare polizze, fondi o altri prodotti del risparmio gestito e come tali da rifiutare.
Eppure tenere risparmi in liquidità resta una scelta ragionevole nella situazione attuale, contrariamente ai tanti consigli in mala fede in senso contrario. Se Fineco non la gradisce sui propri conti correnti, la soluzione più radicale è appunto il prelievo di contanti. Quella più semplice è spostarla su altre banche, magari più sicure.
Ma ci sono anche i buoni fruttiferi postali, che di fatto sono conti deposito non vincolati. Funzionano nella stessa maniera. La cifra versata è garantita, per giunta dallo Stato italiano e non dal fondo interbancario di tutela, ed è sempre prelevabile in giornata senza preavviso.
C’è poi una terza strada: richiedere un assegno circolare obbligatoriamente non trasferibile a proprio nome. Così si può portare il saldo sotto al massimo “consentito”. Si hanno poi tre anni di tempo per riversarlo sullo stesso conto o altrove. Ma è più prudente farlo ben prima, eventualmente chiedendone uno nuovo.
In ogni caso molti farebbero bene a darsi una calmata: il guaio è quando le banche portano via i soldi ai clienti col risparmio gestito e la previdenza integrativa, non quando li costringono a portarseli via!