I rischi nascosti dal meccanismo del silenzio assenso
Articolo sul Fatto Quotidiano del 6-2-2017 a pag. 18
Ma quanto piace a sindacati e associazioni padronali il silenzio assenso! Fu applicato d’imperio nel 2007 e tuttora vige per ogni nuova assunzione nel settore privato, al fine di ingabbiare più lavoratori possibile nei fondi pensione. In spregio alla nobile premessa del Decreto Legislativo n. 252/2005 che l’adesione alla previdenza complementare è libera e volontaria.
Sulla stessa falsa riga quanto ha deciso Cometa, il grosso fondo sindacal-padronale dei metalmeccanici con circa 10 miliardi di euro di massa gestita e 400 mila iscritti.
A quelli sotto i 56 anni, aderenti al comparto Monetario Plus, è infatti arrivata una raccomandata e così hanno tempo solo 90 giorni per ribellarsi a quanto deciso sopra la loro testa. Cioè al passaggio automatico al comparto Reddito, più rischioso. Del diritto a potersi riprendere i propri soldi non si parla neanche.
E perché tale cambiamento? Scrive il direttore del fondo Maurizio Agazzi che “il Comparto Reddito avrà l’obiettivo di offrire un rendimento previdenziale in linea col TFR”. Il che è una triplice presa in giro. Primo, senza un impegno contrattuale esplicito obiettivi simili non valgono un fico secco. Io potrei enunciare l’obiettivo di vincere, primo nella storia, sia il premio Nobel per l’economia che la medaglia Fields per la matematica. Un mero obiettivo, perché tanto ovviamente e giustamente non mi assegneranno né l’uno né l’altra.
Sconcertante poi che si miri proprio a pareggiare il rendimento del TFR, in genere così vilipeso. Ma allora tanto varrebbe tenerselo in azienda, eventualmente parcheggiato all’Inps.
Terzo punto, per il comparto Reddito è previsto un 20% in azioni. Coi tassi ai livelli attuali basta quindi una flessione delle Borse e se lo sognano “un rendimento previdenziale in linea col TFR”. Cosa significherebbe poi “rendimento previdenziale”? Un’espressione d’effetto, ma dal significato oscuro.
È odioso che tali decisioni, escogitate in realtà a vantaggio dei gestori, vengano prese sulla testa di persone capaci di intendere e di volere. E un lavoratore debba farsi parte attiva, semplicemente per mantenere in vigore quanto da lui coscientemente scelto.
Che poi i giuristi obiettino che in casi simili si debba parlare di conferimento tacito e non di silenzio assenso, è irrilevante. Siamo sempre di fronte a una prevaricazione, come al solito giustificata dalle migliori intenzioni in quello che è il migliore dei mondi possibili, cioè la previdenza integrativa italiana.