Articolo su il Fatto Quotidiano del 18-9-2017 pag. 22
Per cominciare la cattiva notizia. Scatta il 1° ottobre l’iscrizione automatica al fondo sanitario integrativo Metasalute prevista dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del 26-11-2016. A prima vista può sembrare una buona cosa, in quanto a carico dell’azienda; invece non lo è. Vediamo perché, in estrema sintesi.
Primo, è comunque un trasferire al privato un’assistenza che dovrebbe essere pubblica.
Secondo, si torna a un’impostazione precedente il sistema sanitario nazionale: alcuni, in questo caso i metalmeccanici, godono di qualche privilegio, grande o piccolo che sia.
Terzo, lo specifico settore merceologico rimanda alla Malf, mutua aziendale lavoratori Fiat, e non è un bell’esempio.
Quarto, scegliere al posto di altri significa sempre un po’ metterli sotto tutela.
Quinto, a differenza di Metasalute, una valida assicurazione sanitaria dovrebbe ignorare le piccole spese, come i ticket, e concentrarsi solo su quelle ingenti, cioè quelle davvero problematiche per chi ha ridotte disponibilità finanziarie.
Sesto, come escludere che agli iscritti al fondo vengano sistematicamente proposte integrazioni della polizza base? Settimo, tutto il welfare aziendale puzza di piccola elusione fiscale: vedi i buoni pasto utilizzabili in blocco negli agriturismi.
Ma soprattutto, come nel caso delle iscrizioni coatte ai fondi pensione Priamo, Prevedi ecc., siamo di fronte a un piccolo ricatto. Infatti il lavoratore può anche opporsi all’iscrizione a Metasalute, ma ciò si ritorce puramente a suo danno: non ottiene nulla in cambio e procura solo un insperato risparmio all’azienda.
La buona notizia è che c’è una via di uscita. Lo dimostra il caso di un lamierificio del parmense, precisamente San Polo Lamiere. Infatti, per la prima volta in Italia, l’Unione Sindacale di Base (USB) ha trovato una soluzione per i dipendenti che non vogliono Metasalute. Ha concordato che l’azienda destini ad aumento salariale quegli stessi 156 euro annui, che altrimenti verserebbe al fondo.
Per essa tutto ciò avviene di fatto a parità di costi, perché non può certo contare su un numero significativo di lavoratori che, per una pura questione di principio, rinuncino all’iscrizione.
L’accordo fra il sindacato di base e San Polo Lamiere pare aver colpito nel segno. Risulta infatti che più del 50% dei dipendenti abbiano già disdetto l’iscrizione a Metasalute, optando per i soldi in busta paga, benché inevitabilmente soggetti ai contributi obbligatori (previdenziali ecc.).