Il Fatto Quotidiano del 2-11-2015 a pag. 18
Cambiare le carte in tavola, non mantenere le promesse, dimostrarsi inaffidabili ecc. Ecco qualche proposta per definire il comportamento di Allianz nei confronti dei propri clienti. Purtroppo però non è la società tedesca ad agire particolarmente male. È l'intero sistema della previdenza integrativa che si fonda su illusioni e inganni sistematici, autorizzati dalla legge.
Esemplare è il caso di tutti quei risparmiatori che gli anni scorsi s'erano lasciati convincere ad aderire al fondo pensione aperto di Allianz, denominato Insieme Linea Sicura. Esso sbandierava infatti un rendimento minimo garantito del 2% annuo, salvo casi particolari quali riscatti anticipati ecc. Tale garanzia gli appariva un'alternativa accettabile al meccanismo del TFR, col suo 1,5% più tre quarti dell'inflazione. Così quei poveretti si erano fidati e avevano accettato i pesanti vincoli della previdenza integrativa. Ebbene, signore e signori, abbiamo scherzato. O, meglio, vi abbiamo fatti fessi. L'impegno messo nero su bianco non vale più.
Dal 2016 i risparmiatori nella Linea Sicura di Insieme verranno automaticamente scaricati in un'altra, senza uno straccio di rendimento positivo garantito o di protezione dall'inflazione. Per giunta sparirà anche ogni riferimento obiettivo esterno (benchmark) per valutare la gestione. La solita previdenza integrativa all'italiana: rischiosa, opaca, vincolante. Tutto questo condito però di belle espressioni: "adeguare tempo per tempo e nel modo più ottimale la durata residua dei titoli", "una strategia gestionale sostenibile e coerente" "cogliere al meglio le opportunità del mercato" e altre frasi fatte, della stessa risma.
Il problema è che per la previdenza complementare non vale la regola di conti deposito, fondi comuni, gestioni patrimoniali ecc. Qui al cambiamento unilaterale delle condizioni uno può rispondere riprendendosi i propri soldi. Là vige invece una normativa costruita ad arte per impedire che lavoratori e/o risparmiatori possano sfuggire al sistema di commissioni, spese e addebiti vari, espliciti od occulti, costruito a loro danno.
Così ai clienti di Allianz, e agli altri in situazioni simili, è graziosamente concesso solo di spostare il proprio investimento in un altro fondo o piano pensionistico. Finché vigono le regole attuali, al risparmiatore previdente è impedito di decidere autonomamente l'impiego di ciò che mette a parte: deve lasciarlo in balia dell'industria parassitaria del risparmio gestito.
Può solo trasferire i soldi ingabbiati in un prodotto a un altro. Ciò conferma che la previdenza integrativa è come una prigione, da cui di regola non si può uscire, ma a volte si può cambiare cella.