Articolo sul Fatto Quotidiano del 26-10-2016 a pag. 16
Comportamenti leciti, sfacciatamente criminalizzati. Onesti cittadini, trasformati in evasori o delinquenti. A questo ha condotto l'annuncio del governo di riaprire la cosiddetta voluntary disclosure con la possibilità di dichiarare capitali in contanti, provenienti da evasione fiscale. A leggere i numerosi articoli sull'argomento, molti che hanno banconote, oro o gioielli in cassetta di sicurezza dovrebbero autodenunciarsi (di cosa poi?) e pagare pesanti imposte e sanzioni al fisco, quasi fossero evasori.
A monte la recente affermazione apodittica del procuratore della Repubblica di Milano, Francesco Greco, che "i contanti rinchiusi in cassetta di sicurezza in Italia e all'estero siano [...] sempre denaro di provenienza illecita". Se davvero si è espresso così - e non risultano smentite - ciò può essere solo frutto di deformazione professionale. Le mazzette di banconote in cui egli s'imbatte in indagini e processi penali saranno anche sempre di provenienza illecita.
Ma c'è un altro aspetto del fenomeno. I molti risparmiatori che hanno prelevato e tengono contanti per motivi prudenziali: per paura di fallimenti delle banche a partire dal 2008 con Lehman Brothers, per timore di prelievi forzosi ecc., al limite per cautelarsi da un'uscita dall'euro. Li ha indotti a ciò il buon senso e magari, per i più informati, i messaggi in tale direzione provenienti dalla banca centrale tedesca, che insiste sulla funzione di riserva di valore del contante (Wertaufbewahrungsfunktion). Eh già, la Deutsche Bundesbank si preoccupa di cosa conviene ai cittadini, non ai banchieri. E ciò che vale per i tedeschi, vale a fortiori per greci o italiani.
I risparmiatori che hanno spostato denaro in cassette di sicurezza, casseforti, nascondigli casalinghi ecc. hanno il pieno diritto di tenerli dove vogliono, a rigore pure di riversarli in banca, di spenderli e anche, nei limiti dei 10 mila euro, di portarli all'estero. A più forte ragione viva tranquillo chi ha gioielli comprati, ereditati o ricevuti in regalo, anche se privi delle relative fatture d'acquisto.