Articolo sul Fatto Quotidiano del 4-3-2019 pag. 22
Sulla stampa economica abbondano pretesi esperti, che prevedono per il 2019 una salita del prezzo dell’oro. Tutte ciance prive di qualsiasi attendibilità. Chi dispone di informazioni significative sull’andamento futuro dell’oro, come qualche governatore di banche centrali, non le spiffera certo ai quattro venti. Per altro l’oro non rientra fra gli impieghi da bocciare senza appello, come i francobolli, le monete numismatiche ecc., ma può rispondere a obiettivi di diversificazione.
I giornali non abbondano però solo di ridicole previsioni. Pullulano anche di indicazioni sugli strumenti, a loro dire, più adatti per investire nel cosiddetto oro finanziario e non fisico. Ovvero senza comperare sic et simpliciter il metallo, bensì agganciandosi alle sue quotazioni. In particolare vengono consigliati Etf (Exchange traded fund), Etc (Exchange traded commodity) e addirittura fondi comuni specializzati su azioni di società aurifere. Tutte alternative - guarda caso! - che spingono nelle grinfie del risparmio gestito. I fondi sono da scartare per l’endemica assenza di trasparenza. Tanto quanto potrebbero apparire accettabile ad esempio l’Etfs Physical Gold, il più trattato alla Borsa italiana fra gli strumenti che replicano il prezzo dell’oro.
Ma perché sobbarcarsi un costo dichiarato dello 0,4% annuo? C’è una soluzione diversa, regolarmente taciuta o addirittura ignorata da quanti scrivono sull’argomento, ma in compenso privilegiata dagli addetti ai lavori. Si tratta dei contratti future sull’oro, scambiati alla borsa merci di Chicago. Prendiamo un ordine di grandezza adatto a privati investitori: 10 once di oro (311 g), attualmente pari a circa 13.000 dollari. Per agganciare tale cifra alle quotazioni del metallo giallo, un risparmiatore compra un contratto detto micro-future e lo rinnova poi regolarmente a scadenza. Con intermediari su Internet, quali Directa o Fineco, le commissioni possono essere bassissime, anche solo un euro per compravendita. C’è poi anche un vantaggio fiscale rispetto agli Etf o Etc: il grosso della cifra resta sul conto non investito sul conto e perciò non assoggettato al bollo dello 0,2%. Quindi in tutto si risparmia uno 0,5% annuo.
Tutto ciò rientra in un discorso più generale. I future, utilizzati spesso in maniera speculativa, possono anche rispondere alle esigenze di un cassettista. In una mera ottica di diversificazione finanziaria, egli può prendere posizione su una merce o valuta, limitandosi a rinnovare il contratto due volte l’anno, senza cimentarsi a prevedere il futuro.
Beppe Scienza