Il Fatto Quotidiano 29-1-2014 p. 14
E' stata annunciata la privatizzazione, seppur parziale, della Posta. E' motivo di allarme per i risparmiatori che si appoggiano agli uffici postali? La risposta corretta è ni. Da un certo punto di vista no, ma per numerosi altri aspetti sì.
Non sono toccati i sottoscrittori di buoni fruttiferi postali di qualunque tipo e durata e/o i titolari di libretti postali. In entrambe le fattispecie prestano soldi alla Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e non alle Poste, oltre tutto con la garanzia dello Stato per capitale e interessi. Per questo erano infondati i timori suscitati nell'ottobre scorso dai 75 milioni di euro buttati nel calderone Alitalia: erano capitali delle Poste, che i buoni fruttiferi solo li colloca.
Sussistono però altre ragioni di preoccupazione, perché dal 1998 la capillare rete degli uffici postali ha cambiato natura. Ha smesso di essere una parte dell'amministrazione statale che raccoglieva risparmi solo per la CDP. Diventata una società per azioni, non ha solo trasformato i principali uffici postali in specie di bazar. Ha soprattutto cominciato a copiare le banche con la sua divisione Bancoposta. Ha deciso cioè di utilizzare (e anche giocarsi) la fiducia conquistata nei decenni, per piazzare investimenti quasi di ogni genere, alcuni finiti anche male.
In prospettiva la situazione peggiorerà. Chi infatti metterà soldi in Poste Italiane spa, sarà solo contento che essa sbologni immondizia, perché per gli investimenti vige la regola che i prodotti finanziari e/o assicurativi fanno guadagnare tanto più al venditore, quanto peggiori sono per i risparmiatori. Offrire buoni fruttiferi rende poco, rifilare titoli strutturati e fondi pensioni tanto.
Né il discorso cambia, estendendolo dai risparmiatori agli utenti dei servizi postali veri e propri: lettere, pacchi ecc. Chi comprerà dal Tesoro azioni delle Poste, ovviamente solo per guadagnarci, sarà indifferente a qualunque peggioramento del servizio. Già di norma la posta non viene più consegnata né ritirata il sabato, ma non basta. Si ipotizza per le località minori di farlo solo tre giorni la settimana. Continuiamo così, che andiamo storto!