Belli gli investimenti Esg? Sono l’ultima moda, con Esg che significa “environmental, social e corporate governance”, ovvero nel rispetto dei valori ambientali, sociali e di una corretta amministrazione aziendale. Belli soprattutto per chi l’anno scorso è riuscito a raschiare via la bellezza del 6,3% dal patrimonio di un fondo comune, come Azimut con Equity Global Esg.
Che dire poi dei fondi obbligazionari? Nel 2020 le reti di vendita porta a porta, quotate in Borsa, si sono accaparrate dal 45 all’89 per cento del rendimento dei portafogli. Essendo stato un anno buono, qualcosina è rimasta pure agli investitori. Ma costi fissi nell’ordine dell’1,2-1,9% conducono strutturalmente a perdite nette, con gli attuali tassi vicini allo zero.
In realtà i venditori di fondi spingono a più non posso i clienti nei fondi azionari, per potergli addebitare commissioni più alte, che il rendimento sia positivo o negativo. Tanto paga Pantalone, ovvero il risparmiatore. Sempre per le stesse reti porta a porta (Anima, Azimut, Banca Generali, Banca Mediolanum e Fineco) risultano per lo stesso periodo costi dal 4,5 al 2,2 per cento, con Azimut che sfigura in negativo in cima alla classifica. A gonfiare i guadagni delle reti, ma anche delle banche, contribuiscono le c.d. commissioni di performance, magari congegnate ad usum delphini, cioè affinché i gestori possano incassarle anche collezionando figure barbine.
I dati sopra riportati non sono di associazioni di consumatori, spesso amiche dell’industria del risparmio gestito a dispetto dei proclami bellicosi. Il paradosso, in un certo senso la vera notizia, è che provengono dal profondo interno dell’establishment finanziario, cioè da Mediobanca. Non però dal suo ufficio studi, la cui spietata indagine annuale sui fondi comuni venne affossata due anni fa (vedere Articolo sul FQ del 25-1-2021, p. 13). La ricerca (Italian Asset Gatherers 1-10-2021), che non è pubblica ed è in inglese, è invece di Gian Luca Ferrari di Mediobanca Securities, che ha analizzato le società in questione nell’ottica non dei loro clienti, bensì dei loro azionisti.
La morale è che i costi addossati ai clienti dalle reti porta a porta sono così esorbitanti che tali società non possono fare affidamento per il futuro su margini di guadagno così alti. Non sarebbero sostenibili alla lunga commissioni stratosferiche, che arrivano a sottrarre ai risparmiatori anche più della metà dei guadagni di Borsa. Questi finiranno per aprire gli occhi.
Io però ho una minore fiducia illuministica di Ferrari. Pure io credo che la diffusione del sapere, delle informazioni ecc. tenda a migliorare la società. Ma le forze contrarie sono potenti. Vedi in particolare la cosiddetta educazione finanziaria, che è stata subappaltata alle banche ed è degenerata in un’attività di propaganda a loro vantaggio, purtroppo col beneplacito della Banca d’Italia.
Beppe Scienza