Intervista di Benedetto Sorino su "La Gazzetta del Mezzogiorno" (2-9-2012, p.4)
Immobili da evitare, meglio titoli in altre valute e Buoni postali
Se l’euro muore, che fine fanno i nostri risparmi, ovvero come possiamo agire già oggi perdifenderli? «Vale come sempre la regola aurea di informarsi bene prima di decidere e con questi chiari di luna soprattutto non delegare mai». Parla Beppe Scienza, docente di matematica all’Università di Torino e autore di "Il risparmio tradito", un esperto controcorrente: è nota la sua battaglia per la difesa del Tfr dall’«inganno» della previdenza integrativa.
La crisi dell’eurozona, secondo la «vulgata» pre-valente, è addebitabile ad Angela Merkel: la Germania dall’euro avrebbe tratto grandi vantaggi,specie per l’export, e oggi peccherebbe di solidarietà verso i Paesi in difficoltà. Che ne pensa?
Io non la vedo assolutamente così. Anche ai tempi del marco i tassi erano molto più bassi rispetto alla lira. La Germania ha esportato dagli anni Cinquanta agli anni Novanta con una valuta che cresceva in continuazione, non sembra quindi avere tanto bisogno di una moneta unica per incrementare i suoi commerci.
Berlino riesce a finanziarsi a tassi addirittura negativi, mentre quelli italiani sono elevatissimi.
Semplicemente perché gli investitori hanno fiducia nello Stato tedesco. Basterebbe ridurre drasticamente il debito pubblico italiano e i nostri tassi crollerebbero. I tedeschi, e la Merkel in particolare, sono diventati una sorta di capro espiatorio delle magagne italiane.
Lo scudo antispread, tuttavia, non sarebbe utile anche per la stessa Germania in funzione del riequilibrio dell’euro zona?
In che modo va fatto lo scudo? La banca centrale tedesca e con essa l’opinione pubblica non sono disposti a dare illimitatamente soldi alI’Italia o alla Spagna o alla Grecia, temono di finire in una trappola.
Quale?
Penso soprattutto al fondo di salvataggio Esm (European stability mechanism) che Roma e Madrid vorrebbero dotato di una licenza bancaria. Se L’Esm potrà agire come una banca, di fatto potrà acquistare in modo illimitato titoli di Stato italiani e spagnoli e a quel punto anche Berlino risponderebbe senza limiti per debiti dei quali non è certo responsabile. I tedeschi dicono che occorre concordare di volta in volta le risorse in dotazione, cioè i contributi dei Paesi dell’euro zona.
Il governo Monti non ha fatto i compiti a casa richiesti?
Li ha fatti alquanto timidamente. Con una battuta direi: perché non pone la fiducia su una legge che dimezza gli stipendi di parlamentari e consiglieri regionali? Se l'ottiene, potrebbe muoversi poi con più decisione. Ma il punto è un altro: Berlino, Bruxelles, i mercati si chiedono cosa succederà dopo Monti. In primavera si vota e la situazione politica futura è molto incerta.
Gli spread tanto elevati segnalano il rischio di un’implosione dell’euro?
Di per sé riflettono i timori di un'insolvenza dei singoli Stati, che materializzandosi potrebbe portare alla fine dell’euro. In realtà oggi navighiamo nell’ignoto perché sappiamo cosa succede quando uno Stato diventa insolvente, l’Argentina o la Grecia per esempio, ma l’esperimento di una moneta senza uno stato è unico nella storia.
È il momento di diversificare le valute dei propri investimenti?
Sì, ma non tramite i cosiddetti conti valutari, che sono in pratica soldi prestati alla banca.
Invece cosa consiglia?
Diversificare gli investimenti con titoli di Stati abbastanza solidi fuori dell'eurozona: Danimarca, Australia, Gran Bretagna ecc. Oppure addirittura prendendo banconote diverse dall'euro e mettendole in cassetta di sicurezza: franchi svizzeri, dollari, sterline, yen ecc. Ovviamente, se le buriana passa e l'euro recupera, ci si rimetterà. Non c'è soluzione con cui non si perda in nessun caso!
Gli immobili?
Non mi convincono. Magari all’estero. L’investimento immobiliare è di difficile smobilizzo e comprare e rivendere è molto oneroso. I titoli invece si possono vendere subito e anche in piccole quantità; e ovviamente anche le banconote. Di sicuro poi, se si tornasse alla lira, le case italiane perderebbero valore. Graecia docet.
I Btp decennali offrono rendimenti elevati. Se il rischio d’insolvenza è ancora tanto ipotetico, non sono convenienti?
È più prudente investire in Buoni fruttiferi postali indicizzati all’inflazione italiana. Un ritorno alla lira alimenterebbe di sicuro il carovita. Ci sono titoli di Stato come i Btpi scadenza 2041 interessanti, ma coprono dall’inflazione europea, non da quella nazionale. Da quest’ultima proteggono, per quattro anni, i Btp Italia emessi a marzo, aprile e giugno, ma a differenza dei Buoni postali sono soggetti a variazioni di prezzo; e poi sono relativamente brevi.
Le quotazioni azionarie sono a saldo, le banche spesso suggeriscono piani di accumulo graduale, promettendo nel tempo elevati guadagni.
Evitare senza eccezioni. Se uno vuole rischiare, è meglio farlo in proprio. Quei piani sono spesso legati a prodotti con costi alti e soprattutto senza trasparenza. I gestori cambiano e gli stessi bancari non sanno cosa c’è dentro. Attenti anche alle polizze vita. Se fallisce l’assicurazione, si perde tutto. E infine vorrei ricordare a tutti quelli che possono ancora farlo di tenersi ben stretto il Tfr, come saggiamente hanno fatto comunque più di tre quarti degli italiani.