Il Fatto Quotidiano del 10-8-2015 a pag. 18
Brutte notizie per gli italiani che si affidano ai fondi d'investimento aperti, ai fondi pensione ecc. È uscita la nuova edizione dell'indagine: "Dati di 961 fondi e sicav italiani (1984-2014)". In Italia analisi e confronti sui fondi comuni hanno sostanzialmente due provenienze. Una sono alcuni finti uffici studi, società cosiddette indipendenti ecc. con una produzione metodologicamente scadente, finalizzata solo a promuovere il risparmio gestito. L'altra fonte è l'ufficio studi (vero) di Mediobanca.
È dal 1992 che esso spulcia i bilanci dei fondi comuni italiani e smaschera le principali menzogne su cui si fonda il successo del risparmio gestito. Ciò vale anche per l'ultimo aggiornamento, il che dissipa i timori che le cose cambiassero, in peggio, col pensionamento di Fulvio Coltorti, per decenni a capo della struttura di ricerca.
Prendiamo per esempio gli oneri di gestione, cioè quanto viene portato via ai risparmiatori a fronte di un servizio deficitario. Di regola i tanto decantati money-manager ottengono infatti risultati peggiori degli obiettivi da loro stessi enunciati (c.d. benchmark). Ebbene dai dati della Tabella I si ricava, con semplici calcoli, che nell'arco degli ultimi 30 anni l'industria del risparmio gestito ha decurtato i capitali affidatigli mediamente del 32%.
Purtroppo, considerando tutto, il danno subito è stato ancora maggiore. Primo, perché nei bilanci dei fondi non appaiono le commissioni di ingresso e uscita, che sono ugualmente soldi sottratti ai risparmiatori. Secondo, perché la ricerca di Mediobanca esamina i fondi d'investimento aperti di diritto italiano, ormai una minoranza di tutti quelli collocati in Italia: a fine 2014 ammontavano a 200 miliardi su un totale di 683 miliardi. Il resto sono fondi esteri o estero-vestiti, ancora più costosi (si veda l'articolo Quei fondi italiani gestiti all'estero: se li avete, il consiglio è liberarsene).
Interessante poi notare (Tabella II) come il reddito fisso rappresenti il 60% sul totale di tutti i fondi e addirittura il 70% per i fondi pensione chiusi. Facile sbandierare buoni rendimenti con così tante obbligazioni! L'anno scorso i titoli di Stato italiani, esclusi quelli brevi, hanno reso un 13% netto; e i Btp a sette-dieci anni addirittura il 16,7%.
Un'altra percentuale interessante e anzi preoccupante è il 24% investito dai fondi pensione aperti in altri fondi, come media degli ultimi dieci anni. Un subappalto della gestione che elimina ogni straccio di trasparenza e tiene ben nascoste eventuali malversazioni.
Chi desidera approfondire può scaricare l'intera ricerca dati di 1320 fondi e sicav italiani 1984-2018 o anche riceverne gratuitamente una copia cartacea, onestamente però poco adatta per una lettura sotto l'ombrellone.
Beppe Scienza