Giornalisti, esperti e consulenti vari decantano all’unisono gli Etf. In inglese l’abbreviazione sta per fondi trattati in Borsa, ma la loro caratteristica precipua è un’altra: è l’assenza di discrezionalità nella gestione. Essi promettono di replicare in maniera automatica un indice o un settore di Borsa: ad esempio l’indice azionario Standard & Poor’s di Wall Street o i titoli di Stato italiani.
Un risparmiatore avveduto dovrebbe investire senza esitazioni in questi strumenti finanziari, ora di gran moda. Peccato che, per non danneggiare chi sugli Etf ci guadagna, ne vengano regolarmente taciuti gli aspetti negativi e soprattutto i rischi. Vediamo i principali, in particolare per il settore del reddito fisso, dove comunque nell’area euro le commissioni di gestione degli Etf riducono la già striminzita redditività.
Assenza di garanzie. Un risparmiatore alla ricerca di sicurezza può comprare direttamente emissioni di uno o più Stati affidabili oppure prendere un apposito Etf. Non è la stessa cosa, perché così dà un calcio alle garanzie contrattualmente previste dagli emittenti.
Germania, Olanda ecc. sono garanti del rimborso dei soldi loro prestati. Ma ciò non si estende alle quote di un fondo, che pure investe negli stessi prestiti. In caso di malversazioni o anche solo di una gestione dissennata risulterà una perdita, maggiore o minore.
Analogo discorso per un Etf rivolto ai titoli anti-inflazione, cioè quelli con capitale e/o interessi indicizzati in potere d’acquisto. È il caso dei Btp Italia, delle Oatei francesi o dei Tips americani (vedi il Fatto Quotidiano del 4-5-2020). Magari andrà tutto bene, ma nessun Etf contempla analoghe garanzie. E comunque Lyxor, JPMorgan o Amundi non sono certo affidabili come gli Stati Uniti d’America, la Francia o la stessa Italia. Ricordiamoci di Lehman Brothers!
Tutela del risparmio. Negli scenari peggiori gli svantaggi degli Etf sono ancora più gravi. Sia nel crac dell’Alitalia che in quelli bancari del 2015 e 2017 i piccoli risparmiatori sono stati tutelati, più o meno bene, con rimborsi o indennizzi. Così non è stato, se essi possedevano i medesimi titoli tramite fondi comuni. Tutto fa ritenere che sarà così con gli Etf nell’aborrita eventualità di un default dell’Italia.
Duplicazione di costi. Il colmo è che molti consulenti finanziari cosiddetti indipendenti consigliano soprattutto Etf o anche altri fondi, anziché obbligazioni, azioni ecc. Subappaltano cioè ad altri la scelta dei titoli, automatica o discrezionale che sia.
Vale in particolare per le Poste Italiane con MoneyFarm e risulta in generale da un recente articolo di Milena Gabanelli, che non solleva nessuna critica. Ma così il risparmiatore ha costi duplicati: la consulenza e la gestione. È come se un medico, anziché prescrivere farmaci, terapie, interventi ecc. emettesse una parcella per dirottare il paziente a un centro sanitario dove poi finalmente gli prescrivono farmaci, terapie e così via.
Beppe Scienza