Articolo sul Fatto Quotidiano del 24-6-2019.
Tutto comincia con una furbata del governo Prodi a fine 2006, in vista del famigerato semestre di silenzio-assenso, studiato per spingere più persone possibile nei fondi pensione. Il timore era il prevedibile ostruzionismo da parte dei datori di lavoro, danneggiati dal trasferimento del Tfr alla previdenza integrativa. Ciò li privava infatti di una forma di finanziamento con un costo contenuto.
Per questo la Legge Finanziaria 2007 tolse manu militari alle aziende con almeno 50 dipendenti il Tfr che maturava di mese in mese, obbligandole a trasferirlo a un apposito fondo di tesoreria dello Stato presso l’Inps. Così per esse il nuovo Tfr era comunque perso: o finiva in un fondo pensione o andava versato all’Inps. Veniva meno quindi ogni motivo per ostacolare l’adesione dei propri dipendenti alla previdenza integrativa.
Risulta che nel periodo 2007-2017 siano stati versati quasi 35 miliardi nel fondo di tesoreria. Soldi inizialmente finalizzati a finanziarie infrastrutture, utilizzati invece più spesso per altri fini. Al riguardo, tirando l’acqua al mulino dei fondi pensione, Cesare Damiano in un’intervista al Fatto Quotidiano del 10-6-2019, parla addirittura di un “tesoretto che doveva servire per integrare le pensioni”. Ma quando mai? Nessuna legge destinava il fondo di tesoreria alla previdenza complementare, coi rischi, conflitti d’interesse e mancanza di trasparenza che l’affliggono. Al contrario esso salvaguarda tutte le garanzie e sicurezze previste per il Tfr.
Indipendentemente dalle critiche agli utilizzi anomali delle somme versate, per il lavoratore il Tfr all’Inps non presenta aspetti negativi né tanto meno preoccupanti. È lo Stato stesso che ne garantisce la disponibilità, le rivalutazioni ecc. secondo l’articolo 2120 del codice civile, cioè esattamente come per il Tfr in azienda.
Infuria però un’intensa attività di disinformazione, anche in Rete, per spingere i lavoratori a trasferire il loro Tfr a un fondo pensione, facendogli credere che all’Inps sarebbe a rischio, quando vale invece l’esatto contrario. Componente di tale strategia è un’opera di denigrazione sistematica dell’Inps stesso, presentato come ente decotto, inutile, costoso, inaffidabile ecc. Invece, per restare in argomento, è recente la notizia che proprio l’Inps è venuto in aiuto a chi ha perso il posto col fallimento di Mercatone Uno, mettendo subito a disposizione il Tfr spettantegli. Per il Tfr opera infatti la garanzia dell’Inps, per la previdenza integrativa no.
Beppe Scienza