In effetti non si sa ancora tutto dei Buoni del Tesoro Poliennali, denominati Btp Valore, in offerta dal 20 ottobre. Ma sono partiti subito i commenti e - diciamolo pure - le sviolinature. Un coro di apprezzamenti a cui, nel mio piccolo, affiancherò una voce dissonante. Giudicheranno i lettori se è più convincente il coro plaudente o il mio controcanto. Si leggono infatti quasi solo osservazioni positive o che vogliono apparire tali: la perfezione è di questo mondo.
Primo: i Btp Valore sarebbero riservati ai piccoli risparmiatori italiani. Ma uno può sottoscriverne anche due milioni di euro! E pure se è straniero.
Secondo, viene sbandierato un premio di rimborso per chi li tiene sino alla scadenza nel 2032, che è una miseria: uno 0,09% annuo netto.
Terzo, per piaggeria o per ignoranza viene spacciata per difensiva la struttura di interessi crescenti, detta step-up: possono partire da un 3% annuo lordo per arrivare al 4% o più nell’ultimo biennio. Ma le quotazioni se ne fregano di ciò: conta il tasso finanziariamente medio.
Quarto, le cedole sono trimestrali e non semestrali. Ma ai tempi dei tassi al 20% faceva una bella differenza incassare 5 ogni tre mesi o 10 ogni sei. Ora cambia davvero poco… salvo per il piccolo risparmiatore che dicevamo, che ne sottoscriverà due milioni e non 20 mila euro.
Quinto, le cedole vengono presentate come un gradito reddito aggiuntivo a disposizione dei risparmiatori. Ma solo una metà si prospetta come reddito vero, cioè reale. L’altra metà, nell’ordine quindi dell’1,5% annuo, se la porta via l’inflazione. Spendere tutti gli interessi significa attingere al capitale.
Sono quindi una schifezza? No, sono né belli né brutti. E comunque a parte buoni e libretti postali - sesto - si tratta del solo investimento permesso ai un cliente accorto di Bancoposta, il quale saggiamente evita come il Covid tutti i vari fondi, gestioni, polizze, pip, pac che gli propongono con insistenza fastidiosa.
Allargando poi l’orizzonte - settimo - attualmente rappresentano una bella concorrenza i titoli del Tesoro francese indicizzati al costo della vita dell’eurozona, cioè le Oatei (genere grammaticale femminile!), con rendimenti allineati allo stesso livello. Difendono dall’inflazione e permettono di diversificare il rischio emittente.
Beppe Scienza


