Articolo sul Fatto Quotidiano del 12-11-2018 pag. 18
È normalmente il bisogno a spingere le persone a privarsi di gioielli, vendendoli come rottame d’oro. Cioè per il valore del metallo prezioso in essi contenuto e non come monili veri e propri. Si rivolgono così ai famigerati compro oro e gli pare che questi si siano accordati per tenere bassi i prezzi, assicurandosi così alti margini di profitto. E dall’anno scorso la situazione è ulteriormente peggiorata, perché una nuova normativa ha di fatto sbaragliato chi gli faceva concorrenza.
Nei cosiddetti distretti orafi (Valenza, Vicenza, Arezzo e Napoli-Marcianise) vi sono infatti parecchi banchi metalli. Rivolti in primo luogo agli operatori professionali, potevano però comprare anche da privati. Si saltava così un’intermediazione e veniva meno ogni incertezza sull’effettiva percentuale di oro fino, che veniva determinata in misura esatta. Logico quindi che offrissero regolarmente di più. Alcuni pagavano l’oro anche al 95% del prezzo di mercato del momento. Ovvero provvigioni e spese di fatto a carico di chi vendeva oggetti preziosi si attestavano complessivamente sul 5%.
Poi è arrivato il decreto legislativo 25-5-2017 n. 92, con la finalità di contrastare gravi reati, e la situazione è cambiata. Ha introdotto vari obblighi normativi e operativi anche per chi svolge l’attività di acquisto da privati in via secondaria, come nel caso dei banchi metalli. Così quasi tutti costoro, magari per un eccesso di prudenza, hanno sospeso tale attività. E i pochi che l’hanno continuata hanno alzato i prezzi, avvicinandoli a quelli dei normali compro oro.
Al riguardo pochi giorni fa costoro offrivano anche solo 20 euro al grammo di oro cosiddetto legato, cioè la lega aurea gioielli col 750 per mille di metallo prezioso. Il che corrisponde a 26,7 euro al grammo di oro fino a fronte a una quotazione del momento sui 34,5 euro. Ciò significa addebitare una provvigione sul 23% o, in altri termini, che l’oro che ritirano vale il 30% in più del prezzo pagato. Un bel guadagnare.
Va bene che lo Stato cerchi di contrastare il riciclaggio e la ricettazione, anche se viene il dubbio che la normativa emanata possa funzionare solo nei riguardi della piccola criminalità. Non guasterebbe però un qualche provvedimento a tutela invece di chi si trova in necessità di vendere i gioielli, propri o di famiglia. Già servirebbe imporre obblighi di trasparenza sui prezzi d’acquisto al grammo di oro fino e altri metalli nobili.