Per gli investimenti “reale” significa “non nominale”, cioè riferito al potere d’acquisto e non all’espressione monetaria. Il rendimento reale è quello al netto dell’inflazione. Oggi vengono emessi i diciassettesimi Btp Italia, ma i primi titoli italiani di questa categoria risalgono agli anni Ottanta e si chiamavano appunto Certificati del Tesoro Reali: Ctr 2,5% 1983-93.
Se un risparmiatore non ha come obiettivo puntare sugli alti guadagni, bensì evitare il peggio, deve rivolgersi proprio a tali soluzioni ed evitare invece i titoli a tasso fisso e pure quelli a tasso variabile come i Cct, per non parlare della previdenza integrativa.
Negli anni Settanta-Ottanta essa trascinò gli assicurati in perdite reali nell’ordine del 70% e tale fenomeno potrebbe benissimo ripetersi. È quindi scelta prudente smettere ogni versamento in polizze, fondi pensione e simili e riscattare quel che si può. Conviene invece tenersi stretto il Tfr e anche i buoni fruttiferi postali indicizzati, fra cui Obiettivo 65, ma ciò vale solo per chi li ha sottoscritti in tempo.
Accessibili a tutti sono invece i titoli di Stato, anche esteri, indicizzati al costo della vita, come appunto i Btp Italia 2022-2030 in sottoscrizione da oggi. Fruttano il tasso italiano d’inflazione incrementato dell’1,6% annuo, a parte eventuali bonus e miglioramento del tasso. Sono condizioni un po’ migliori di quelle ottenibili con emissioni già in circolazione.
Le definizioni di titoli-bidone o titolo-truffa che circolano in Rete sono quindi idiozie del tutto infondate. Alcuni poi hanno frainteso il loro funzionamento, riassunto in modo non chiarissimo dal Tesoro, e vanno dicendo che con un’inflazione decrescente essi frutterebbero solo il minimo garantito. Macché! Pagherebbero regolarmente l’inflazione di ogni semestre oltre all’1,6% annuo. Il meccanismo dei Btp Italia è più complicato di come sembri ed è ancora peggio per i Btp-i. Ma non c’è dietro nessuna volontà malevola, nessuna intenzione di danneggiare i risparmiatori, come è invece regolarmente il caso per i prodotti del risparmio gestito e della previdenza integrativa.
Si può però avere qualche riserva sulla durata e preferire un titolo più breve, che espone a minori discese del prezzo in caso di aumento dei tassi e/o dello spread Italia-Germania. Vedi in particolare i Btp Italia 0,65% 2027 (codice IT0005388175), che proteggono comunque dalle perdite di potere d’acquisto della moneta per 5,5 anni.
Oppure si può puntare su un titolo molto lungo, come i Btp-i 0,15% 2051 (codice IT0005436701) che sono crollati a 64 euro per 100 di nominale. Le oscillazioni di prezzo sono ben maggiori, ma ciò vale anche in salita; e coprono il potere d’acquisto dell’euro per circa trent’anni. Infine ci sono i titoli esteri (Bundei, Oatei ecc.), inferiori per redditività, ma ritenuti più sicuri. Da evitare invece in generale gli Etf, senza le stesse garanzie e con rischi aggiuntivi.
Beppe Scienza