I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri: una frase che molti spesso avranno letto più o meno distrattamente. La normativa impone infatti un’avvertenza di questo tenore in ogni inserzione pubblicitaria o altro documento relativo a proposte d’investimento. Al che viene in mente il quadro del pittore surrealista René Magritte che raffigura una pipa con la scritta “Ceci n’est pas une pipe” (Questa non è una pipa). Infatti chi sfoggia ottimi rendimenti passati punta proprio a influenzare i potenziali clienti, per indurli a comprare i propri prodotti d’investimento.
Però in questo momento storico è diverso che in passato. Riferita all’ambito obbligazionario, la frase in questione è diventata bellamente falsa. In conseguenza del crollo dei tassi, i rendimenti passati sono molto indicativi. Ma al contrario. Per stringenti motivi matematico-finanziari, ci dicono che le performance future saranno più basse e potenzialmente anche catastrofiche.
Vediamolo in concreto, precisando subito che il ragionamento non vale invece per le azioni. Nel 2019 i Btp hanno reso sull’11,5% nel loro complesso, cioè brevi e lunghi, e addirittura sul 13,8% quelli con durata 7- 10 anni. I tre rimanenti giorni di Borsa aperta non stravolgeranno il bilancio dell’anno. È quindi sicuro che molti fondi comuni, gestioni, fondi pensione ecc. sbandiereranno rendimenti eccitanti. Non ottenuti però per bravura dei gestori, bensì solo poiché avevano obbligazioni e titoli di Stato italiani, che appunto hanno reso moltissimo. Risultato che è a sua volta conseguenza della discesa dei tassi d’interesse. I Btp decennali rendevano a scadenza sul 2,8% un anno fa e ora, aumentati di prezzo, solo l’1,4%. Tassi che scendono significano quotazioni che salgono.
Peccato che tale trend sia arrivato al capolinea. Già è fantafinanza pensare a un analogo calo dei tassi nel 2020, cioè di vedere i Btp decennali rendere zero. Ma soprattutto è impossibile che una tale discesa continui. Ovvero arrivare a rendimenti negativi dei Btp dell’1,5% fra due anni, a -3% (in lettere: meno tre per cento) fra tre anni e così via. Finché anche la Germania sarà nell’euro, il contante non verrà proibito, col che rendimenti negativi simili sono impossibili. Concretamente i tassi possono muoversi poco e allora nel 2020 i fondi obbligazionari in euro non faranno certo faville. Possono però anche salire, nel qual caso saranno dolori, se non disastri. Chi fa balenare o addirittura promette (a voce!) una riedizione delle performance del 2019 è un incompetente e/o un imbroglione.
Beppe Scienza