Articolo sul Fatto Quotidiano del 5-9-2016 a pag. 18
La discesa dei tassi d'interesse o addirittura il loro azzeramento sono di grande aiuto per imbrogliare i risparmiatori. La situazione venutasi a creare ha reso facile rifilargli robaccia di ogni genere, magari anche sfruttando vuoti legislativi. La vendita di prodotti finanziari e/o assicurativi è infatti regolamentata, quella di trappole micidiali come per esempio i diamanti invece no. Ma i rischi ci sono anche restando negli ambiti più o meno tradizionali di impiego del risparmio.
Il discorso di fondo è che per la finanza vale qualcosa di analogo alla meteorologia. Contro i mutamenti storici c'è poco da fare. Gli ultracinquantenni ricordano gli inverni di una volta, ma ora pure nel Norditalia non ci sono le nevicate di un tempo.
Così nell'eurozona non si vedono più i rendimenti anche solo di pochi anni fa. Si possono capire le ambasce dei risparmiatori, abituati a trarre un reddito dai soldi messi da parte (o ereditati). Però farebbero meglio a mettersi il cuore in pace, evitando così più facilmente di essere le vittime ideali di chi in mala fede gli promette buoni rendimenti nonostante tutto.
Coi fondi a cedola i proventi distribuiti spesso erodono il capitale, il cambio può ribaltare in negativo l'alto interesse nominale di titoli in valute estere, i rendimenti passati delle polizze facilmente precipiteranno perché annacquate coi nuovi impieghi, le eccezionali performance passate di fondi comuni e fondi pensione obbligazionari sono sì indicative, ma al contrario. Infatti quei portafogli sono saliti, perché il crollo dei rendimenti effettivi ha spinto insù i titoli a reddito fisso posseduti. Ma di converso ciò indica che ora sono carichi di titoli che rendono pochissimo o nulla. Da ciò la prospettiva di rendimenti bassissimi, nulli, negativi o disastrosi.
In un momento storico di tassi vicinissimi allo zero, è normale non ottenere nessun rendimento. L'importante è non perdere. Così i nuovi buoni postali hanno un senso nell'ottica della sicurezza, non della redditività, perché anch'essi rendono quasi niente. Per altro non si rischia che le imposte intacchino il capitale.
Invece dal canto loro i Btp Italia hanno un senso come difesa dall'inflazione, per esempio i Btp Italia aprile 2024 (ISIN IT0005174906), senza però escludere saliscendi delle loro quotazioni, anche vistosi.
Mi rendo conto che tutto ciò è un po' deprimente, ma la colpa non è mia. È semmai della Banca Centrale Europea.
Beppe Scienza