Molti risparmiatori tengono soldi fermi su conti e libretti. Sono ammirevoli, perché devono sopportare i continui insulti di giornalisti e sedicenti esperti che li accusano di insufficiente educazione finanziaria, perché rifiutano fondi, polizze e altra roba simile. Tenere risparmi liquidi, magari anche in contanti, è invece una scelta ragionevole. Coi tassi di mercato intorno allo zero, la prima precauzione è evitare le trappole dell’industria parassitaria del risparmio gestito.
Tuttavia qualche alternativa da non scartare c’è. A volte sono richieste competenze specifiche, come per individuare certificati interessanti fra le centinaia in circolazione. Ma almeno una non richiede tanti conteggi. Si tratta di un nuovo buono fruttifero postale, passato sotto silenzio dagli stessi giornali sempre così prodighi nel consigliare prodotti ai risparmiatori.
Si chiama Buono 170° CDP per i 170 anni dell’emittente, la Cassa Depositi e Prestiti. Dura quattro anni e rende l’1% annuo, purché tenuto fino alla scadenza. In assoluto è poco. In relativo no. I Btp di durata simile fruttano sullo 0,45% annuo, sempre lordo.
C’è solo qualche limitazione per le due serie in cui viene emesso, denominate TF204A191107 e TF304A191118, ma strutturalmente identiche. Nella sostanza non si possono sottoscrivere riscattando anticipatamente un altro buono posseduto. Bisogna aggiungere nuova liquidità sul conto o utilizzare il rimborso di un buono (non per minori) scaduto in novembre o dicembre. Ai nuovi clienti è permesso anche versare contanti, agli altri no; e questa è proprio una bizzarria.
Allo scadere dei quattro anni si otterranno interessi complessivi del 2,75%, cioè quasi lo 0,7% annuo al netto di ogni imposta. E lo 0,9% annuo, avendo meno di 5.000 euro in buoni fruttiferi. Sono rendimenti attualmente superiori all’inflazione tendenziale, ma solo a fine 2023 si vedrà davvero come sarà andata in potere d’acquisto. Visto poi il taglio minimo di 50 euro, parlare di risparmio popolare non è fuori luogo.
Bene sapere però che la CDP può sospendere l’emissione dei titoli in ogni momento. Quindi, se uno è interessato, farà bene a sottoscriverli senza indugio. Tanto in caso di ripensamenti può chiederne sempre il rimborso, anche dopo un solo giorno, senza rimetterci neppure un centesimo per spese o altro. Riscattandoli prima della scadenza non si va in negativo neppure per motivi fiscali, come capita invece regolarmente con conti e libretti a interessi nulli o irrisori. Infatti in tali casi le Poste reintegrano il bollo eventualmente addebitato.
Beppe Scienza