Articolo su Il Fatto Quotidiano del 21-8-2017 a pag. 18
Le catene di Sant’Antonio oppure, per gli americanofili, lo schema Ponzi. Ecco cosa ricordano i Bitcoin. Uno s’inventa una qualche entità informatica, ne fabbrica una certa quantità, racconta che è denaro e trova gente che gli crede. Così lui diventa ricco sfondato e per un po' la faccenda funziona.
Non sarebbe il primo fenomeno di Internet, apparentemente destinato a cambiare i paradigmi dell’universo e poi finito nel dimenticatoio. Si veda Second Life, una realtà virtuale partita nel 2003, in cui pareva obbligatorio essere presente per chi voleva contare, persona o società che fosse. La cosa lasciava subito perplessa ogni persona dotata di un po’ di senso critico. Invece la Rete, ma anche la stampa, pullulava di sedicenti esperti che si sgolavano a decantarne l’importanza; e di giornalisti inetti che gli tenevano bordone.
Il Bitcoin rientra nella categoria delle cosiddette criptovalute, che si spacciano per valute alternative a euro, dollaro ecc. e dovrebbero servire per pagamenti on line più o meno occulti. In realtà l’anonimità di tali pagamenti è tutt’altro che assoluta: viene meno, appena qualcuno (magistratura, servizi segreti, conviventi sospettosi ecc.) si intrufola nel computer usato.
La Bundesbank tedesca nega addirittura che il Bitcoin sia una valuta e lo fa per bocca di Carl-Ludwig Thiele, noto anche per la strenua difesa dei contanti e in generale degli interessi dei suoi concittadini, anziché dei vertici delle banche private. Un banchiere centrale come lui l’Italia può solo sognarselo!
Il Bitcoin non interessa il normale risparmiatore, semmai il giocatore d’azzardo, perché permette di speculare (e magari rimetterci le penne). E nessuno Stato gli riconosce valore per pagare debiti, tasse o altro.
Men che mai è consigliabile come riserva di valore, funzione che svolgono le banconote di paesi seri e innegabilmente anche l’oro. Al riguardo si sente persino dire che esso verrà sostituito dal Bitcoin. Un’idiozia, già solo per ragioni quantitative. Il valore dei Bitcoin in circolazione, grazie la recente impennata del suo valore, è nell’ordine poi solo dell’1% di quello di tutto l’oro estratto, che è stimano in 7.700 miliardi di dollari.
Per altro anche un controvalore di 70 miliardi di dollari, che comunque già solo a maggio era meno della metà, è una cifra ragguardevole, per cui il fenomeno potrebbe anche non sgonfiarsi tanto presto. Ciò non toglie che le criptovalute abbiano molto l’aria di bidon-valute.