Di per sé Etf sta semplicemente per Exchange Traded Fund, cioè fondi trattati in Borsa. Ma l’abbreviazione ha assunto un significato più specifico. Di fatto è venuta a designare fondi non solo quotati, ma anche passivi. Col che si intende che sono impostati per replicare fedelmente un indice come il Ftse Mib, cioè l’evoluzione del vecchio Mib 30 delle principali azione italiane, o lo Standard & Poor 500 di altrettanti titoli americani. La denominazione rimanda al fatto che il fondo copia passivamente il mercato, senza iniziative discrezionali.
A molti ciò appare positivo, perché i gestori che scelgono in che titoli investire mediamente fanno peggio. Di regola, come ripeteva l’ufficio studi di Mediobanca, “distruggono ricchezza”. Meglio affidarsi a un automatismo cieco che a qualcuno chi si crede più furbo del mercato e inoltre può approfittare dei soldi affidatigli per fare favori a questo o a quello.
Così il termine Etf ha assunto una connotazione positiva e chi li preferisce ai normali fondi comuni crede di fare una cosa furba. In effetti essi hanno alcuni difetti. Per la cronaca nessuno degli oltre 120 titoli che posseggo è un Etf. In ogni caso gli operatori professionali hanno un modo migliore per replicare un indice azionario, che è alla portata anche di un risparmiatore con una certa competenza. Si tratta di comprare e tenere contratti futures in modo non speculativo, cioè senza fare trading.
Ma un altro è il problema che è venuto fuori. Da un po’ propongono Etf detti attivi, nel senso che non replicano rigidamente per esempio l’indice Eurostoxx 50 ma il gestore decide quante azioni europee mettere di un tipo e quante di un altro. Tutto ciò è lecito, ma è una furbata. Approfittano del credito che gli Etf hanno guadagnato presso i risparmiatori, per rifilargli roba ben diversa e più rischiosa. Un vantaggio che si conserva è appunto la trattazione in Borsa, per cui un gestore onesto riuscirebbe a trovare sottoscrittori per i suoi fondi senza doversi appoggiare a una banca o rete di venditori.
Per il resto il peggioramento è netto. Chi compra un Etf passivo sa cosa c’è dentro. Con quelli attivi invece no, perché il gestore può metterci un titolo oppure un altro senza il suo consenso e a sua insaputa, come è normale coi fondi comuni. È meglio invece che il gestore abbia le mani legate.
Beppe Scienza