Intervista di Michele Pontrelli su Tiscali News
L’effetto Monti sui mercati finanziari è stato di breve durata. La settimana è iniziata infatti con un brusco calo delle quotazioni azionarie e con un aumento dello spread. Il differenziale di rendimento tra i tioli di Stato italiani e tedeschi è ritornato sopra quota 500 punti riaccendendo i timori dei cittadini sulle prospettive dei loro risparmi. Cosa fare? Lo abbiamo chiesto a Beppe Scienza, matematico finanziario dell’Università di Torino, diventato famoso al grande pubblico in seguito alla pubblicazione del saggio Il Risparmio tradito.
Professore, iniziamo dall’attualità delle ultime ore. Cosa pensa delle nuove tensioni sullo spread tra i Btp e i Bund?
"La mia interpretazione di quello che sta succedendo coincide con l’opinione prevalente. C’è qualche dubbio che Monti riesca a fare il governo e questo riaccende il timore che l’Italia non riesca a risanare i propri conti".
Lei è diventato famoso al grande pubblico con la pubblicazione del saggio Il Risparmio tradito. Chi ha tradito i risparmiatori?
"In tutti questi anni ha tradito l’industria del risparmio gestito ovvero i gestori di fondi di investimento e fondi pensione che, nonostante le promesse, non si sono presi cura dei risparmi dei cittadini ma li hanno danneggiati costantemente".
In che modo?
"Facendogli ottenere meno di quello che avrebbero ottenuto da soli e facendogli correre rischi che nessuno avrebbe mai corso. Questo è avvenuto attraverso l’addebito di spese occulte e attraverso l’investimento in prodotti tossici. Per colpa di fondi e gestioni i risparmiatori italiani hanno perso più di dieci volte tanto che con tutti i crac obbligazionari messi assieme: Argentina, Cirio, Parmalat e successivamente Lehman Brothers e banche islandesi".
Di chi le responsabilità?
"Di sicuro la responsabilità maggiore è del sistema bancario ma grandi colpe ha avuto e ha tutt’ora la stampa economica, o una grande fetta di essa, i cui articoli sono praticamente dei comunicati stampa del potere finanziario".
Molti accusano le grandi istituzioni finanziarie di pilotare falsi movimenti dei mercati al rialzo o al ribasso per approfittare dell’ingenuità dei piccoli risparmiatori e indurli a comprare ai massimi e svendere ai minimi. Quanto incide secondo lei questo fenomeno nel tradimento del risparmio?
"E’ una storia che viene raccontata ma a mio avviso si tratta di un fenomeno marginale in quanto tra i piccoli risparmiatori quelli che investono direttamente sul mercato azionario sono una minoranza. Le forme principali attraverso cui i cittadini si avvicinano al mercato sono ancora le banche e i fondi di investimento".
L’attuale scenario economico è preoccupante. Vista l’inaffidabilità delle istituzioni finanziarie sarebbe un comportamento irrazionale ritirare i propri risparmi dalla banca e metterli sotto il materasso?
"Non sarebbe irrazionale ma sicuramente sarebbe esagerato. I motivi per essere preoccupati non mancano ma non bisogna fare l’errore di amplificare le proprie paure. Aggiungo inoltre che mettere i soldi sotto il materasso da un punto di vista finanziario è sbagliato perché la scelta non protegge i risparmi dall’inflazione".
Cosa fare allora?
"La prima cosa che mi sento di raccomandare ai piccoli risparmiatori sono i buoni fruttiferi postali. Si tratta di strumenti poco pubblicizzati perché non vengono venduti dalle banche e quindi non interessano all’industria del risparmio gestito. Essi consentono di interrompere l’investimento in qualsiasi momento senza perdite ovvero il capitale investito viene sempre recuperato assieme al rendimento maturato".
Nessuno regala nulla, in cambio di questa maggiore sicurezza cosa deve pagare il risparmiatore?
"Si paga un rendimento inferiore rispetto ai titoli di Stato. Per esempio in questo momento i buoni fruttiferi postali indicizzati all’inflazione danno l’inflazione più l’1,1% mentre i btp indicizzati danno l’inflazione più il 3 ma anche il 4%".
Però pur essendo emessi dalla Cassa depositi e prestiti anche i buoni postali, analogamente ai titoli di Stato, non proteggono il risparmiatore da un eventuale default dell’Italia.
"E’ vero, ma una eventuale insolvenza dell’Italia avverrebbe in maniera strutturata che molto probabilmente tutelerebbe i piccoli risparmiatori. In Argentina per esempio fu così".
Per concludere, quali riforme bisognerebbe fare per tutelare maggiormente il risparmio dei cittadini?
"Io ho una regola ferrea: non dico mai come bisognerebbe cambiare i mercati finanziari o il mondo perché tanto nessuno mi ascolta. La mia impostazione è solamente quella di dare delle indicazioni ai piccoli risparmiatori su cosa fare nelle concrete situazioni in cui si trovano".