Il Fatto Quotidiano del 30-11-2015 a pag. 18
Dopo il danno, anche la beffa. Chi pochi giorni fa ha visto azzerarsi le sue obbligazioni, può prendersela (anche) con la Banca d'Italia per il danno subito, ma il resto deve dire grazie all'informazione economica italiana. Avrà infatti sentito in televisione e letto sui giornali che "non è stato applicato il bail-in", tanto temuto, e che "i risparmiatori sono salvi". La prima affermazione è formalmente vera ma fuorviante, la seconda bellamente falsa.
Come vogliamo infatti definire un poveraccio cui dieci anni fa la sua banca rifilò obbligazioni a basso rendimento, per giunta non quotate? Un risparmiatore o uno speculatore?
La risposta è ovvia. Solo una persona inesperta e fiduciosa nei confronti dello sportellista poteva sottoscrivere roba che rendeva meno di titoli di Stato e buoni fruttiferi postali. Emessi con taglio da mille euro, erano chiaramente rivolti proprio ai piccoli risparmiatori. Ci riferiamo, in particolare, alle obbligazioni di Banca Marche 22-12-2015 (Isin IT0003972996), indicizzate all'euribor e con cedola in corso dello 0,26%. Appunto azzerate con il provvedimento della Banca d'Italia di domenica 22 novembre.
Si potevano considerare investitori consapevoli di correre rischi semmai i sottoscrittori delle Banca Marche 30-6-2018 con interessi dell'8% annuo e taglio minimo da 50 mila euro. Per di più quest'ultima emissione risale al 2011, quindi a dopo al crac Lehman Brothers e le sue conseguenze.
Ma c'è altro da dire sul cosiddetto salvataggio di Banca Marche, Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, CariFerrara e CariChieti. Esso ha contemplato "la riduzione integrale del valore nominale" ovvero l'azzeramento di parecchie obbligazioni subordinate. A rigore esse non dovrebbero subire, in tali casi, una sorte peggiore rispetto all'alternativa della liquidazione della banca. Ma per credere questo occorre un atto di fede nei confronti di Banca d'Italia. Essa ha applicato svalutazioni micidiali alle attività "cattive" delle quattro banche (crediti in sofferenza ecc.) e valutato pochissimo quelle "buone" (avviamento ecc.), cedute alle nuove banche, create per l'occasione. È legittimo il dubbio che con una liquidazione delle banche stesse, condotta in maniera corretta, poteva avanzare qualcosina per le obbligazioni subordinate, ora invece azzerate d'imperio. Anche col cosiddetto bail-in potevano forse recuperare qualcosa. Così invece niente.
D'altronde cosa ci si può aspettare da una banca centrale le cui quote sono per la maggior parte di proprietà di banche italiane?