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Il risparmio tradito ® a cura di Beppe Scienza
Perché evitare risparmio gestito e previdenza integrativa

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Il risparmio tradito ®

Poste, i risparmiatori perdono la causa sui buoni fruttiferi. Una sentenza giusta (e prevedibile)

Pubblicato sabato 2 marzo 2019

Post nel blog del Fatto Quotidiano

“Una decisione politica”, “una porcheria” e peggio: sono i giudizi apparsi in Rete sulla recente sentenza della Cassazione sui buoni fruttiferi postali. Niente di tutto questo. Al contrario: una sentenza giusta e, in quanto tale, prevedibile.

La storia è questa. Fino al 2000 gli interessi dei buoni postali ordinari trentennali potevano essere modificati con un decreto del Tesoro. Il che era logico, trattandosi di depositi liberi come un conto corrente o deposito non vincolato, per cui la banca può modificare i tassi e il risparmiatore può sempre prelevare tutto. Così essi per ben tre volte vennero alzati, precisamente nel 1974, nel 1976 e nel 1981 per le serie L, M e N. Cosa che i sedicenti difensori dei risparmiatori furbescamente non dicono. Poi il 13 giugno 1986 furono abbassati, unica volta. Il Tesoro aumentava gli interessi quando inflazione e rendimenti di mercato erano saliti, per ridurli se poi erano scesi.

Alcune cosiddette associazioni di consumatori sbraitano che per le serie P e Q i tassi erano diventati inferiori a quelli stampati sul retro. E tacciono con cura che per le serie L, M e N è accaduto il contrario: superiori a quelli stampati sul retro, sempre con valore provvisorio e non vincolante. La possibilità che la legge permetteva era generalmente nota, come ricordo io stesso. Non solo: una mia lettrice ex impiegata postale ha confermato pubblicamente e molto correttamente su Facebook che “al momento dell’emissione si ricordava al cliente la normativa riguardante gli interessi”.

Dov’è allora il problema? Nel fatto che alcuni risparmiatori sono stati trascinati a intentare cause perse e straperse, fin dall’inizio. Ma redditizie per qualche avvocato. Così, oltre a dovere pagare le parcelle, magari hanno dovuto anche rifondere le spese legali a Poste o Cassa depositi e prestiti (Cdp). Ora la Suprema Corte di Cassazione ha dato torto a chi aveva torto e ragione a chi aveva ragione.

Per di più i buoni postali in questione hanno comunque reso tantissimo: capitali non di rado decuplicati in termini nominali e quintuplicati al netto dell’inflazione. Alcuni titoli, pur coi tassi ridotti, rendevano il 12% annuo netto ancora tre o quattro anni fa. Un tasso da sogno! Nessun altro impiego, per giunta liquidabile ogni giorno senza oscillazioni di prezzo, ha reso così tanto. Anziché intentare cause, quei risparmiatori dovevano fare salti di gioia, rallegrandosi della scelta fatta o della fortuna avuta.

Parlare di risparmio tradito per gli interessi ridotti dei buoni postali delle serie P e Q è un’assurdità grande come una casa. Sarebbero semmai i contribuenti italiani che non avevano sottoscritto quei buoni a potersi lamentare che il Tesoro abbia pagato interessi così alti. Non quelli che li hanno percepiti.

Beppe Scienza


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Può stupire, ma fu del tutto regolare la riduzione degli interessi del 1986 per i buoni fruttiferi postali in circolazione. Purtroppo molti risparmiatori sono stati trascinati in cause perse in partenza.

I nuovi buoni fruttiferi postali a tre anni rendono a scadenza lo 0,70% annuo lordo. Non è male e sono più sicuri dei titoli di stato.

Ce n’è abbastanza perché un risparmiatore si chieda quanto sono al sicuro i soldi sui conti correnti, libretti e conti deposito. Per tranquillizzare i lettori c’è il fatto che il sistema vuole assolutamente evitare che i clienti delle banche si trovino coi conti bloccati o peggio.

Estratto da un webinar, passa in rassegna le principali alternative che difendono (o no) i risparmi dall’inflazione: oro, azioni, Bot e Cct, Btp Italia, buoni postali, TFR e polizze vita

Dopo 30 anni. Da 1.000 a quasi 11.000 euro. Hanno reso di più con meno rischio dei fondi comuni. A fronte dei rendimenti offerti in questo momento dai buoni fruttiferi postali (Bfp), certo non altissimi, i venditori del risparmio gestito sanno come girare le carte in tavola. Dicono infatti ai risparmiatori, mostrando per esempio la performance degli ultimi cinque anni: “Ma che miserie otterrà coi postali! I fondi comuni azionari rendono molto di più! Il 7,7% annuo composto. Lo dicono i numeri”. Risulta davvero così da metà 2017 a metà 2022 secondo gli indici calcolati quotidianamente da Fideur...

In programma:

Intendo organizzare un nuovo mini-corso per risparmiatori a Bologna (e successivamente forse uno online). Vedere: Corso sugli investimenti a Bologna 2021.

L'ultimo libro di Beppe Scienza
Ponte alle Grazie, 204 pagine, 15 euro.

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