Articolo sul Fatto Quotidiano del 22-6-2016 a pag. 15
La classica domanda "Cui prodest" è spesso una buona chiave interpretativa della realtà. E in particolare dei fatti economici.
Così per l'anticipo pensionistico (Ape) merita chiedersi a chi davvero convenga. Ovviamente è innegabile che possa servire a chi vorrebbe smettere di lavorare prima dell'età di 67 anni circa e non ha un patrimonio, cui attingere, per sbarcare il lunario in attesa della pensione.
Ma qual è la formula in discussione? A stare alle anticipazioni, si tratterebbe di un prestito da contrarre con un istituto di credito e da restituire per esempio nell'arco di 20 anni, a rate da defalcare dalla pensione. E se uno muore prima? La soluzione consisterebbe nell'affiancare al finanziamento un'assicurazione sulla vita, a copertura del debito residuo in caso di morte. Una trovata geniale? Mica tanto.
Illuminante è soprattutto l'apprezzamento ricevuto dal mondo bancario e assicurativo. Da un lato soldi da prestare, per giunta in una qualche forma garantita; dall'altro polizze da piazzare senza sforzi commerciali. Dunque, in un modo o nell'altro, prospettive di guadagno per banche e compagnie foss'anche tramite compensazioni fiscali. È infatti ovvio che né le une né le altre stipulerebbero contratti in perdita. Ma visto che c'è da mordere, perché non permettere allo Stato di guadagnarci? Potrebbe cioè provvedere esso medesimo, direttamente o magari tramite l'Inps, a offrire il prestito e le coperture per il caso di morte. Perché regalare ad altri una duplice opportunità di lucro?
Un'ipotesi è l'esistenza di connivenze illecite, in Italia mai da escludere. Un'altra è l'obiettivo di occultare la realtà. Di fatto l'Ape conduce a una rendita vitalizia che inizia prima, a fronte di alcune successive penalizzazioni. Cioè di fatto a un anticipo dell'età pensionabile, realtà che si vuole nascondere col marchingegno in corso di definizione. In realtà potrebbe provvedere direttamente l'Inps a corrispondere gli stessi assegni netti, senza tutto l'ambaradan previsto.
Ipotesi ancora più inquietante è che si tratti invece di un primo cavallo di Troia per fare entrare società private anche nella previdenza pubblica, dopo avergli permesso di spadroneggiare in quella integrativa.
Beppe Scienza