Dopo 30 anni. Da 1.000 a quasi 11.000 euro. Hanno reso di più con meno rischio dei fondi comuni.
A fronte dei rendimenti offerti in questo momento dai buoni fruttiferi postali (Bfp), certo non altissimi, i venditori del risparmio gestito sanno come girare le carte in tavola. Dicono infatti ai risparmiatori, mostrando per esempio la performance degli ultimi cinque anni: “Ma che miserie otterrà coi postali! I fondi comuni azionari rendono molto di più! Il 7,7% annuo composto. Lo dicono i numeri”.
Risulta davvero così da metà 2017 a metà 2022 secondo gli indici calcolati quotidianamente da Fideuram, che in sé non taroccati. È il discorso che è truffaldino, perché confronta un rendimento ottenuto in altri anni con uno a valere d’ora in poi. Proviamo invece a confrontare il passato col passato, anziché col futuro, e sugli ultimi trent’anni, affinché i venditori di fondi e polizze non possano lamentarsi che il periodo considerato è troppo breve.
Cos’è capitato all’equivalente di 1.000 euro, investiti e mantenuti in fondi comuni da metà 1992? Ce lo dicono gli stessi numeri di Fideuram, che di certo non bara a svantaggio del sistema di cui essa fa parte. Dagli indici pubblicati si ottiene che in media valgono ora 4.506 euro nei fondi azionari e 2.477 nei fondi nel loro complesso. A rigore bisognerebbe apportare alcune rettifiche in diminuzione. Infatti negli indici dal 1-7-1998 mancano le imposte, prima conteggiate nel valore delle quote; e mancano le commissioni di ingresso nei fondi. Ma il divario è talmente vergognoso per il risparmio gestito che possiamo abbuonargli una quota di performance che non gli spetta.
Gli stessi 1.000 euro messi in buoni postali sono infatti diventati dopo trent’anni 10.922 euro al netto delle tasse (e a fine anno saranno 11.014). Insomma, più del doppio o addirittura del quadruplo. Un rendimento nominale pari a 8,2% annuo composto rispetto a 5,1% (gli azionari) e 3,1% (tutti i fondi).
Sono dati tenuti accuratamente nascosti dall’industria parassitaria del risparmio gestito, ma anche dal giornalismo economico filo-bancario e dalla cosiddetta educazione finanziaria. In realtà il fiasco plateale dei fondi comuni è duplice, perché i buoni postali hanno reso di più a disparità di rischio, in quanto il valore dei Bfp non oscilla: sale solo. Alla faccia della frottola che maggiore rischio garantisce maggiore rendimento. Inoltre i buoni postali stracciano anche i prodotti assicurativi, ma lì i confronti sono più lunghi e più complessi.
A monte di tutto ciò c’è un fatto molto semplice: l’unico obiettivo di venditori e società di gestione è - logicamente dal loro punto di vista - sottrarre più soldi possibile ai clienti con commissioni, provvigioni, spese, caricamenti ecc. Le conseguenze di vedono.
Beppe Scienza