Articolo sul Fatto Quotidiano del 4-4-2016 a pag. 22
Ogni emissione di Btp Italia, a cominciare dalla prima del 2012, è sempre stata scortata da commenti entusiastici, spesso arricchiti di venature patriottarde. Non molto dissimile il clima giornalistico che ha accolto quella in offerta oggi, domani e forse anche mercoledì (6 aprile). Si tratta di titoli appunto del Tesoro, indicizzati ai prezzi al consumo in Italia, con una struttura finanziaria alquanto complessa, regolarmente ignorata da quanti ne decantano i pregi. Provate a chiedere perché contemplino un coefficiente d'indicizzazione come i Btp-i, pur non capitalizzando l'inflazione, e ne sentirete delle belle.
Precisiamo subito che non c'è da disperarsi se, avendo in mente di sottoscriverli, uno poi non ci riesce per un motivo o per l'altro. Pagheranno infatti interessi almeno dello 0,4% annuo, maggiorati dell'eventuale inflazione, di volta in volta registrata. Che corrisponde a quanto si ottiene comprando in Borsa la serie precedente. La sola differenza per chi prende all'emissione i nuovi titoli e li tiene sino alla scadenza, ovvero otto anni, è il cosiddetto premio di fedeltà che incide nell'ordine dello 0,05% annuo, cioè una miseria. Inoltre il Tesoro potrebbe anche incrementare un pochino il tasso garantito.
La vera novità positiva per i Btp Italia 2024 è in effetti una notizia in negativo: è la prima volta che manca la concorrenza diretta degli analoghi buoni fruttiferi postali (Bfp), nettamente più sicuri, ma non più emessi dal 18-2-2016. Per cui la proposta del Tesoro può essere vista come un'accettabile soluzione di ripiego per proteggersi dal rischio inflazione, sempre presente seppur in forma latente. A differenza dei Bfp, essa espone però al pericolo di rimetterci in caso di realizzo prima della scadenza. Cosa capiterebbe infatti, dovessero fare presa le voci che di nuovo echeggiano all'estero sull'insostenibilità del debito pubblico italiano? Se la prima emissione scese nel luglio 2012 sotto i 93 euro, quella di adesso potrebbe andare come niente sotto 85. Grazie all'aggancio all'inflazione, è però comunque un'alternativa più difensiva dei normali Btp di pari durata: quelli al 4,5% del marzo 2024, sconsigliabili anche per l'alto prezzo nominale (oltre 126), rendono poi solo lo 0,75% effettivo, sempre lordo.
Il problema è che nell'eurozona non esistono più investimenti, senza rischi e senza qualche limitazione, che offrano rendimenti positivi.
Beppe Scienza