Pubblicato su la Repubblica (Affari & Finanza, pag. 19)
Per cominciare è meglio tenere in serbo il termine stangata per interventi più pesanti, non improbabili viste le dimensioni del debito pubblico italiano. Per ora l'aumento del bollo sui dossier titoli è tutt'al più una stangatina. Un po' iniqua e bislacca nella struttura, fino al 2013 peserà nella misura di 3 o 17 € il mese per chi ha meno di mezzo milione di euro in titoli; e di una cinquantina di euro, avendo più dell'equivalente di un miliardo di lire.
Ciò non toglie che circolino proposte non sempre opportune, vuoi in buona, vuoi in mala fede. Come sempre in casi analoghi si sente dire: “Allora conviene portare i soldi in Svizzera”. Ebbene, chi si esprime così, non sa di cosa parla. Trasferire i propri risparmi oltre confine per evitare il nuovo balzello sarebbe autolesionista.
Il bollo cantonale è irrisorio, ma i costi per il deposito amministrato sono nell'ordine dello 0,25-35% annuo con un minimo di almeno 1.000 franchi ovvero 850 euro. Già così siamo comunque fuori. A ciò si aggiungono commissioni più alte che in Italia per tutte le operazioni. Se poi il conto è cifrato, la ritenuta sugli interessi è il 35% anziché il 12,5% o il previsto 20%. Se il conto è alla luce del sole, c'è invece da divertirsi col regime fiscale per le rendite finanziarie detto della dichiarazione.
Men che mai conviene passare al risparmio gestito (fondi comuni, sicav ecc.) con costi che come ridere sono il quintuplo del superbollo. Restano invece validi i buoni fruttiferi postali, ma non unicamente per chi può accantonare solo importi piccoli. Vedendo cosa viene piazzato alla c.d. clientela affluent o tramite i c.d. family office, sono consigliabili anche a chi dispone di decine di milioni di euro.