Come calpestare l’art. 46 della Costituzione per cui la Repubblica Italiana tutela il risparmio. Viene infatti riproposto anche quest’anno il Mese di Ottobre dell’Educazione Finanziaria. Uno scandalo che il Fatto Quotidiano aveva già denunciato per il 2018. L’obiettivo dichiarato sarebbe apprezzabile, anche se è probabile che fin dall’inizio le intenzioni non fossero buone. In ogni caso la realizzazione è pessima ed è indecente che soldi pubblici finiscano a tale iniziativa.
In Italia dietro lo specchietto per le allodole dell’educazione finanziaria imperversano, direttamente o indirettamente, banche, società di gestione e venditori porta a porta. Cioè soggetti che tutto possono volere, salvo migliorare le competenze dei risparmiatori. Mirano al contrario a fargli il lavaggio del cervello, per imbottirli più facilmente di fondi, gestioni, polizze, certificati e altre trappole.
Per il mese di ottobre 2019 il Comitato Ministeriale per l’Educazione Finanziaria vanta moltissime iniziative. Scorrendo il programma risultano però, arrotondando, i seguenti 180 eventi:
- 60 di banche o venditori di prodotti finanziari;
- 40 gestiti da fondi pensione o casse previdenziali;
- 10 riconducibili a compagnie di assicurazioni;
- 30 di fondazioni o associazioni;
- 40 dei cosiddetti consulenti finanziari.
Nella penultima categoria rientrano: la Feduf emanazione di una settantina di banche, fra cui Veneto Banca e Popolare di Vicenza, famigerate per i titoli-bidone rifilati ai clienti, poi fallite e pudicamente nascoste; la Global Thinking Foundation dai finanziamenti non dichiarati ma dai molti dirigenti bancari fra gli amministratori e consulenti; Alfafin-Associazione per l’alfabetizzazione finanziaria, presieduta da un dirigente di banca.
Cosa aspettarsi poi dall’Apsp-Associazione dei prestatori di servizi di pagamento? Ovviamente la lotta al contante, che non gli permette di raschiare commissioni. Inammissibile anche la presenza dell’Anasf-Associazione dei venditori porta a porta o promotori, ora etichettati come consulenti finanziari. Essa organizza corsi battezzati “Economic@mente”. Sorvolando sulla ridicola “@” al posto della “a”, anche qui il conflitto d’interessi è mastodontico: il loro vero obiettivo è incassare provvigioni. Guai per loro se il risparmiatore impara a fare da sé.
Poi spulciando il programma troviamo anche un’iniziativa dell’Adusbef sul sovraindebitamento o quelle dell’Agenzia delle Entrate. Per salvare la faccia, non potevano dare spazio solo a banche, assicurazioni e loro propaggini.
Beppe Scienza