L’industria del risparmio gestito vuole mettere le mani non solo sul risparmio degli italiani esistente, ma addirittura su quello futuro. In particolare sugli accantonamenti del trattamento di fine rapporto (Tfr) che matureranno per i lavoratori dipendenti.
Benché in formato minore, la storia si ripete. Come si vede che ministro del lavoro non è più Nunzia Catalfo! A inizio 2007 l’obiettivo era il Tfr di tutto il settore privato, ora dei dipendenti pubblici. A rigore neanche di tutti, perché restano salvi gli assunti prima del 2019. Inoltre non viene toccata la scuola, ma la sanità sì, i ministeri pure, le regioni anche ecc.
Per gli interessati dal 1° gennaio 2022 scatta il silenzio-assenso: il futuro Tfr di chi non si ribella in tempo, verrà dirottato nel fondo pensione Perseo-Sirio. E sarà una specie di ergastolo lungo quanto la vita lavorativa: esso finirà sempre nella previdenza complementare.
Ai lavoratori coinvolti conviene opporsi, se hanno a cuore la sicurezza e il valore reale del proprio risparmio previdenziale. Con l’inflazione che ha rialzato la testa, meglio tenersi ben stretto il TFR, impostato fin dalla sua nascita (1982) a difesa del potere d’acquisto. Alla roulette dei mercati finanziari uno può giocarsi il surplus, non certo il sostentamento per la sua vecchiaia, ovvero la pensione di base o integrativa.
Ma la cosa più odiosa è il meccanismo del silenzio-assenso. Una vera prevaricazione. Uno è stato assunto a certe condizioni, fra cui la liquidazione prevista alla fine del rapporto di lavoro, e così gli cambiano le carte in tavola; e deve attivarsi lui per impedirlo.
La previdenza integrativa conviene non solo all’establishment finanziario, ma anche ai sindacati concertativi e alle associazioni padronali. Così gli uni e le altre ricorrono a ogni forzatura per dirottarlo nei propri fondi. Ancor di più a fronte di insuccessi, come un modesto 30% di iscritti fra i lavoratori cui Sirio-Perseo è rivolto, che comunque sono già troppi.
Però c’è una notizia confortante. Qualcuno non ha accettato di fare fessi i propri colleghi, non solo nell’area sindacale di base, ma addirittura fra i sindacati costituenti del fondo Sirio o Perseo. È il caso lodevole di Confintesa, Confsal Unsa e Federazione Sindacati Indipendenti (Fsi). Benché favorevoli come principio alla previdenza integrativa, non hanno firmato con l’Aran, la controparte pubblica datrice di lavoro, lo specifico accordo del 16 settembre 2021 per la trappola di Sirio-Perseo.
Tutto il contrario del direttore del fondo Maurizio Sarti, che si fa bello dicendo: «Vogliamo piena consapevolezza, […] non che si acceda al fondo soltanto in virtù del silenzio assenso». Una presa in giro. Se fosse convinto di ciò che dice, non lo avrebbe attivato.
Beppe Scienza