L’italiano è una lingua balorda. Si scrive consulenti finanziari, ma bisogna leggere venditori a provvigione o a libro paga. È scritto educazione finanziaria, ma si deve leggere propaganda per il risparmio gestito, col mese di novembre da anni a essa dedicato.
Si tratta in genere di propaganda cosiddetta istituzionale, cioè non del singolo prodotto, ma del tipo di investimento. Il giochetto è semplice: si dissuade dal fai-da-te (titoli di Stato, buoni postali ecc.) e si spinge verso i fondi comuni, le polizze vita, la previdenza integrativa. Poi con una pesca a strascico gli sportellisti e i venditori porta a porta avranno gioco facile a rifilare i loro prodotti, per quanto cari, rischiosi e opachi.
Nel programma #Novembreedufin2024 appare per esempio 34 volte Global Thinking Foundation, 35 volte Feduf e 160 Poste Italiane. Però nel comitato tecnico scientifico (!) della prima siedono soggetti inseriti o provenienti da banche o società di gestione: due da Intesa-Sanpaolo, uno da Azimut, uno da una banca popolare. La Feduf, attivissima non solo in novembre, è invece un’emanazione diretta delle banche italiane. Le Poste poi sono scatenate quanto esse a collocare fondi e polizze. In compenso non propongono nessuna iniziativa dedicata ai buoni fruttiferi postali. Sarà che ci guadagnano troppo poco. Peccato, perché nel loro ambito è presente l’impiego più sicuro che esista per un risparmiatore italiano.
Per avere la conferma di cosa intendano le Poste per educazione finanziaria, mi sono preso la briga di ascoltare un loro webinar. Un fine dicitore esortava con molto fervore a sottoscrivere prodotti previdenziali, persino per i propri discendenti (“un atto di amore nel confronto di figli e nipoti”), e soprattutto raccomandava alla nausea di farsi consigliare da un esperto. Cioè da uno piazzato allo sportello per vendere fondi pensione e simili. Comunque mai e poi mai iscrivere bambini a un fondo pensione, soluzione rischiosa, vincolante e costosa.
Fra le tantissime iniziative del magico mese di novembre i buoni postali appaiono solo in due sparute conferenze: una in una scuola di Castelfranco di Sotto (PI) e un’altra a Castiglione Messer Raimondo (TE), dove però “una particolare attenzione sarà dedicata alla figura dei consulenti finanziari che ricoprono un ruolo da pivot” e che ne sono gli organizzatori. Insomma un’iniziativa promozionale a proprio vantaggio.
Questo è il punto e vale in generale, perché il mese di novembre è agli sgoccioli, ma già prima era la stessa solfa e tale rimarrà. In Italia l’etichetta “educazione finanziaria” serve come specchietto per le allodole per attirare i risparmiatori. Ma chi finanzia le iniziative e ne cura la regia sono quasi sempre banche e altri soggetti del risparmio gestito, che ovviamente le indirizzano a proprio vantaggio.
Beppe Scienza