Parte oggi il collocamento di un nuovo titolo del Tesoro indicizzato all’inflazione italiana, preceduto dal solito coro di apprezzamenti più o meno patriottici. È il Btp Italia maggio 2020-25, codice Isin IT0005410904, che di per sé non è una schifezza. Anzi, è un titolo difensivo grazie all’aggancio appunto al costo della vita con un rendimento reale lordo al minimo dell’1,4% più l’inflazione, se positiva. Ciò non esclude comunque le brutte sorprese, vedi il precedente Btp Italia ottobre 2019-2027, ugualmente emesso a 100, che ora quota 93 euro. Per chi tiene tali titoli fino alla scadenza, c’è poi anche un piccolo premio di fedeltà.
Non nascondiamoci però dietro a un dito. Il problema per questa emissione è il solito. È la preoccupante situazione dei conti pubblici italiani. L’indebitamento dell’Italia, prima sul 135%, si appresta a raggiungere l’angosciante livello del 160% del prodotto interno lordo; e forse anche a superarlo. Ciò non implica il crac dell’Italia, ma il timore può diffondersi più rapidamente di un virus. Certo che l’aumento dei debiti pubblici è un fenomeno generale. Solo che in Germania si parla di un aumento dal 59% al 70%: è molto diverso.
È quindi opinabile l’opportunità di aderire all’offerta del Tesoro. Aggiungiamo il fatto che esso ha annunciato una nuova tipologia di titoli per i risparmiatori entro l’anno. Meglio quindi tenere comunque liquidità da destinare eventualmente a essi. In ogni caso lasciare soldi fermi sul conto è un comportamento saggio e prudente, al contrario di quanto dicono e scrivono sedicenti esperti. In realtà vogliono solo fare guadagnare banche e cosiddetti consulenti. Per questo pressano i risparmiatori a prendersi sul groppone le loro trappole e li trattano da imbecilli se stanno fermi. Cioè liquidi.
Certo che rispetto a fondi, polizze, certificati ecc. è più prudente mettere qualcosa in questi Btp. In particolare potrebbe convenire vendere Btp a tasso fisso, meglio ancor se con guadagni fiscalmente coperti da minusvalenze pregresse, per passare a questi o ad altri titoli con aggancio al costo della vita.
C’è poi una cosa che dà sempre fastidio coi Btp Italia. Il fatto che i risparmiatori vengano trattati come investitori di seconda categoria, condannati a decidere con informazioni incomplete. Possono infatti sottoscrivere i Btp Italia solo prima dell’annuncio ufficiale del tasso d’interesse reale definitivo, forse dell’1,4% e forse maggiore. Invece gli investitori istituzionali (fondi, banche ecc.) possono farne richiesta dopo che esso è stato reso pubblico.